Lussemburgo - Giornata cruciale per la politica europea sul clima. I ministri Ue dell’Ambiente si stanno confrontando a Lussemburgo sul "Pacchetto clima-emergia". Sul tavolo del Consiglio, il ministro Stefania Prestigiacomo ha posto la richiesta dell’Italia di una "clausola di revisione" da inserire nel "Pacchetto" proposto dalla Commissione Ue, per consentire un approfondimento dei costi effettivi per il sistema industriale dei tagli alle emissioni di CO2, giudicati più penalizzanti per l’industria italiana, rispetto a quelle di altri Paesi.
L'aut aut della Prestigiacomo "Il pacchetto così come è ora non è accettabile. Sono necessari cambiamenti significativi", ha detto il ministro ai giornalisti, "se la Commissione europea lo riterrà creeremo un tavolo tecnico per verificare i costi... Noi abbiamo molte richieste di modifiche e speriamo che finalmente possano essere valutate". Il ministro è sicuro "delle cifre italiane" (25 miliardi di euro l’anno) relative ai costi sul sistema industriale nazionale derivanti dall’impegno che l’Europa vuole assumersi per ridurre le emissioni di gas-serra e stabilizzare gli effetti dei cambiamenti climatici.
La posizione dell'Ue Il commissario Ue all’ambiente Davos Dimas ribadisce il "no" a rinvii sul pacchetto clima e dice che i tempi non sono in discussione."Tutti i leader hanno ribadito la loro determinazione per arrivare ad un accordo sul pacchetto clima entro l’anno - ha spiegato - non vedo quindi come sia sorta la questione di un suo eventuale rinviò, ha detto Diomas aggiungendo di credere che ’il tempo rimasto sia sufficiente". Non solo. "Il Pacchetto conferma la leadership dell’Europa nell’affrontare i cambiamenti climatici perchè si propone come esempio - ha detto il commissario a margine del Consiglio Ue - l’approvazione del pacchetto rafforzerà il nostro potere di trattativa nei negoziati internazionali". Dimas ha, infin, sottolineato che il pacchetto clima è "in linea con quanto dovremo fare per affrontare la crisi economica e finanziaria". L'Unione europea vuole, infatti, "promuovere gli investimenti nelle energie pulite", "aumentare i posti di lavoro" e "diminuire la dipendenza dalle importazioni di petrolio". Tutti elementi che, secondo Dimas, "indicano un accordo coerente con la volontà di affrontare la crisi economica e finanziaria dell’Europa".
La replica di Palazzo Chigi "L’Italia lavora per arrivare a un’intesa condivisa all’unanimità ma è chiaro che se non ci saranno modifiche importanti del pacchetto clima a dicembre non ci potrà essere un accordo", ha replicato il ministro dell’Ambiente Prestigiacomo in occasione di una conferenza stampa svoltasi durante i lavori del Consiglio ambiente in corso a Lussemburgo. La riunione odierna del Consiglio ambiente dell’Ue "ha confermato che sono almeno dieci i paesi che hanno l’esigenza di modificare il pacchetto clima alla luce dell’analisi costi-benefici". "Le perplessità - ha aggiunto il ministro Prestigiacomo - sono molte. Speriamo di arrivare ad un accordo entro dicembre ma le distanze sono notevoli". Oggi l'Italia non ha presentato una specifica richiesta di applicazione di una clausola di revisione, del resto già prevista dal pacchetto dopo tre anni. "Vediamo prima se le richieste di modifiche troveranno spazio - ha continuato l'esponente azzurro - la nuova Maastricht per l’ambiente si può accettare solo se c’è accordo su tutto. Una volta passato il principio dell’unanimità sarebbe suicida non accettare almeno in parte le richieste di modifica" che sono state avanzate da molti paesi. Per la Prestigiacomo sarà, comunque, cruciale verificare se altri paesi come gli Usa e potenze industriali emergenti accetteranno di assumere impegni forti per la lotta ai cambiamenti climatici. Altrimenti, secondo il ministro, il grande sforzo richiesto all’Europa potrebbe rivelarsi insostenibile ed inaccettabile.
Sette Paesi con l'Italia Altri sette Paesi -Estonia, Lettonia, Lituania, Bulgaria, Ungheria, Romania e Slovacchia- fortemente dipendenti dal carbone per l’energia hanno sollevato eccezioni soprattutto per i costi di riconversione del settore termoelettrico. E anche la Polonia, insieme con l’Italia, la settimana scorsa al Consiglio europeo minacciò il veto sul "Pacchetto". Il ministro tedesco all’Ambiente, Sigmar Gabriel, sebbene il suo Paese si sia mostrato favorevole a un allentamento dei vincoli del Pacchetto per i settori a elevato consumo energetico -acciaio, cemento e chimica di base- come pure dei parametri contenuti nella delibera per la riduzione delle emissioni di CO2 nelle automobili, ha esortato i colleghi a non farsi scudo della crisi finanziaria internazionale. "Ho l’impressione che la crisi dei mercati sia una scusa", ha detto, "Se non troviamo un accordo entro dicembre, i negoziati internazionali sui cambiamenti climatici saranno gravemente compromessi".
Dall'Ue solo il 30% delle emissioni globali "Il problema delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera va visto in maniera globale e non solo limitatamente all’Europa e all’Italia". È quanto ha dichiarato l’amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti, durante la trasmissione"’Panorama del giorno" su Canale Cinque. Secondo Conti "solo il 30% del totale delle emissioni viene dall’Europa, mentre altri Paesi come Stati Uniti, Cina o Russia, non hanno vincoli come quelli europei".
Circa i costi che l’Italia dovrà sostenere per rispettare gli obiettivi del Protocollo di Kyoto, Conti ha sottolineato che "si tratta dell’1,4% del Pil, circa 18 miliardi di euro che gravano sulle spalle dei consumatori perchè poi le aziende sarebbero costrette a trasferire sui prezzi finali il costo di queste misure". L’Italia inoltre, ha concluso il manager, "è tra i Paesi più efficienti e con meno emissioni: circa 7,76 tonnellate all’anno per persona di emissioni di anidride carbonica".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.