Lappuntamento è fissato alle 15, e a quellora i Magazzini del cotone pullulano già di attivisti. Nellattesa, si godono (si fa per dire) una buona mezzora di canti istituzionali: «Azzurra libertà - è il sogno che cè in noi - Azzurra libertà - ti difendiamo noi». Intanto arriva Alfredo Biondi, che si mette a commentare con serenità e apparente distacco, davanti alle telecamere, lesclusione dalle liste dopo otto legislature. Arriva anche Scajola, anzi ne arrivano due, i fratelli dellonorevole: sono Alessandro, vicepresidente della Carige, e Maurizio, non dimenticato dirigente di Unioncamere e della Regione. Lui, invece, Claudio, entra in scena alle 16 passate, accolto da unovazione: saluta, abbraccia per primo Biondi, incita: «Facciamo un applauso a Alfredo!». Tutti obbediscono. Stringe uninfinità di mani, poi si siede in platea. E la cerimonia ha inizio. Il primo a salire sul palco, chiamato da unammaliante voce fuori campo, è Sandro Biasotti. Scelta felice, e soprattutto collaudata, per «caricare» il pubblico che si è leggermente spazientito per la lunga attesa. «Sono strafelice - esordisce lex governatore che vuol rifarsi governatore, transitando da Montecitorio -. È iniziato un percorso straordinario per portare al governo Silvio Berlusconi».
Cita anche Gianfranco Fini, quindi riserva un passaggio a Scajola, «un leader che ho toccato con mano, in modo positivo e negativo. Ma ora riconosco che quelli che contano, è successo anche laltro giorno a Roma, salutano il Cavaliere, ma poi vanno a parlare con lui». Va al microfono Eugenio Minasso, coordinatore regionale di An, e rivendica che «nel 1996 sono stato il primo a proporre una lista targata Polo della libertà con lamico di Forza Italia Gabriele Boscetto». E conclude in crescendo: «Non siamo un partito unico, ma un unico partito». Laplomb di Michele Scandroglio, terzo dopo cotanti «agitatori», è come sempre più compassato, anglosassone. Legge, ma scandisce concetti importanti: «Siamo una formula vincente, per due fattori essenziali. Abbiamo un progetto condiviso e siamo una squadra». È il «lancio tecnico» per Scajola, sottolineato da unaltra ripassata di musica «Azzurra libertà - è il sogno che cè in noi». Sale la temperatura in sala, molte signore, attempate e elegantissime, si agitano spellandosi le mani per gli applausi. E pazienza se a qualcuna di loro salta il secondo e il terzo bottone della camicia, in certi casi impietosamente. Mentre il leader sale sul palco a ricevere lovazione, meritata non fosse altro - ma ovviamente cè ben altro - per la fatica di mettere daccordo tutti, a livello locale e nazionale, senza scontentare nessuno, nella compilazione delle liste dei candidati. Missione impossibile, difatti. Ma Scajola, da politico di lungo corso, recupera alla grande. E riserva le parole giuste, non di circostanza, per dare il doveroso riconoscimento agli esclusi. Alla fine, solo baci e abbracci. Avanti tutta per battere Veltroni Walter «We can». Che nel frattempo annuncia la discesa a Sanremo, giovedì prossimo, nella patria di Scajola, «perché la Liguria è lago della bilancia». Frase non originale, tanto per cambiare, plagiando Berlusconi. Ai Magazzini del cotone, comunque, i veleni sembrano lasciati alle spalle. Quasi tutti. Gianfranco Gadolla, candidato e presidente provinciale di An, eccepisce: «Scajola ha parlato di partito di centro. Contesto vivamente.
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