«È colpa dei sindacati se non si fa l’accordo sui canoni agevolati»

L’accordo si è trovato un po’ ovunque, da Roma a Genova, da Bergamo a Monza. Ma non a Milano. Non sono bastati due anni di trattative tra proprietari di case e sindacati di inquilini per siglare l’intesa sui «contratti agevolati». Il meccanismo, fissato per legge, è semplice: al proprietario è applicato un beneficio fiscale (riduzione dell’Irpef fino al 30 per cento) e questo, in cambio, fissa un canone di affitto inferiore a quello di mercato. La discussione si è bloccata al momento di fissare minimi e massimi degli affitti. «Se sono troppo bassi nessun padrone di casa applicherà questo tipo di contratto: su un bilocale da 700 euro al mese possiamo arrivare a uno sconto di 100, il 15 per cento», spiega Achille Colombo Clerici, presidente di Assoedilizia, l’associazione dei proprietari. E attacca i sindacati: «Sono loro a non voler chiudere l’accordo, anche per ragioni elettorali. Poi parlano di emergenza...». «Ma nessuno, anche con quelle cifre, li applicherebbe: i canoni di mercato fanno troppa gola», ribatte Pierluigi Rancati, segretario del Sicet milanese, il sindacato inquilini della Cisl. L’ultimo accordo sui contratti agevolati è del 1999, da allora gli affitti sono «esplosi» e si è posto il problema di aggiornarli, visto che nessuno li applicava. «Non è così, l’accordo con due grandi gruppi immobiliari noi l’abbiamo raggiunto - aggiunge Rancati -. Se accontentassimo i proprietari, anche questi ultimi affitti salirebbero. E non è solo questione di prezzo: vogliamo garanzie che verranno applicati, garanzie che la controparte non ci dà. Se così ci esponiamo all’accusa di bloccare la trattativa? Non siamo stati noi ad aver drogato i prezzi. Si dovrebbero fissare i canoni con una contrattazione collettiva, lasciando al libero mercato solo quelli di lusso».
Un appello alla collaborazione - a tutti i partiti - arriva da Cristina Muscardini, coordinatrice regionale di An. «Ho chiesto al presidente Formigoni di fissare subito un incontro tra i coordinatori della Cdl per fare il punto sull’emergenza», spiega.

La Muscardini pensa a un tavolo con sindaco, governatore e presidente della Provincia. «Si discuta di sfratti, casse sfitte, di chi vive nelle case popolari e magari negli anni ha migliorato il suo reddito. Serve un piano strategico globale».

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