Quella del riscaldamento globale (Rg) antropogenico è la più grande mistificazione globale degli ultimi 20 anni. Qui la parola chiave è «antropogenico»: il riscaldamento globale attuale è reale, nel senso che la temperatura media globale è, oggi, più elevata che 300 anni fa, ma l'uomo non c'entra niente. L'attuale Rg cominciò alla fine nel 1700 (fig. 1) quando l'industrializzazione non esisteva e la popolazione mondiale era meno di 1 miliardo di anime e ha continuato sino al 1940, quando l'industrializzazione era ancora nella sua infanzia e limitata a pochissime nazioni e la popolazione mondiale meno di un terzo della odierna (fig. 2).
Per più di tre decenni, dal 1940 fino al 1975, invece, in pieno boom economico e demografico, la temperatura scese (tanto da far temere, 30 anni fa, il rischio di una imminente era glaciale), ma riprese a salire in piena recessione economica. Insomma, l'attuale Rg è occorso in tempi incompatibili con la teoria della sua causa antropica. Ma è occorso anche in luoghi incompatibili con quella teoria: se il riscaldamento a terra fosse dovuto all'aumento di gas serra in atmosfera, allora, per il meccanismo stesso dell'effetto serra, se ne dovrebbe osservare uno ancora maggiore ad alcuni chilometri sopra le nostre teste, ma né le sonde su palloni aerostatici né i satelliti osservano il riscaldamento atteso della troposfera. Un riscaldamento antropogenico, quindi, nei momenti e nei luoghi sbagliati.
Variazioni di temperatura ci sono sempre state. Se andiamo indietro nel tempo (fig. 1), il pianeta patì la piccola era glaciale tra il 1400 e il 1800: dipinti dell'epoca testimoniano la Laguna di Venezia e il Tamigi ghiacciati, usati come piste di pattinaggio e attraversati dai carri (l'ultimo festival sul Tamigi ghiacciato si ebbe nell'inverno 1813-14). E tra il 1000 e il 1300 ci fu il periodo caldo medioevale, con temperature di 2-3 gradi superiori a quelle odierne, quando Erik il Rosso andò a colonizzare la Greenland, Terra Verde, allora; e quando, racconta Chaucer, fiorivano i vigneti anche nel nord dell'Inghilterra. Andando ancora indietro nel tempo, sino all'età del bronzo, vi fu quel che i geologi chiamano massimo Olocenico, con temperature, per oltre 2 millenni, 2-3 gradi superiori alle odierne, e alle quali ben sopravvissero gli orsi polari, della cui estinzione oggi ci si preoccupa contro l'evidenza che la loro popolazione è, oggi, più numerosa che nel secolo scorso.
Se non le attività umane, cosa causa allora il riscaldamento, oggi come nel passato? Bisogna innanzitutto essere consapevoli che tutte le attività degli oltre 6 miliardi di esseri umani sono un nonnulla rispetto all'attività di quel gigante, lassù nel cielo, che è il nostro sole. Le macchie solari sono, sappiamo oggi, intensi campi magnetici che appaiono durante periodi d'elevata attività solare, ma per secoli e da molto prima che se ne conoscesse la natura gli astronomi ne hanno registrato il numero, e dai dati raccolti si può notare tra il 1645 e il 1715 una drastica riduzione nel numero delle macchie solari (minimo di Maunder, dal nome dell'astronomo inglese che osservò la circostanza). Quanto il numero di macchie solari sia un attendibile indicatore del clima lo scoprirono il ricercatore danese Friis-Christensen e i suoi collaboratori, che nel 1991 dimostrarono la stretta correlazione tra attività solare e temperatura globale in tutto il periodo compreso fra il 1860 e il 1990. Per escludere che quella correlazione fosse una semplice coincidenza, andarono indietro nel tempo per altri 400 anni e, di nuovo, accertarono la stretta correlazione tra attività solare e temperatura globale (fig. 3).
Il Sole influenza il clima non solo, direttamente, col suo calore ma anche, indirettamente, attraverso le nuvole, che hanno un potente effetto rinfrescante. Le masse di nuvole si formano anche grazie all'interazione del vapore acqueo dagli oceani con le particelle di raggi cosmici provenienti dall'esplosione di stelle lontane giunte alla fine della loro vita: le molecole di vapor d'acqua colpite dai raggi cosmici diventano nuclei di condensazione da cui si formano le nuvole. Quando il sole è più attivo, cioè quando il campo magnetico da esso è più intenso, i raggi cosmici (che sono particelle elettricamente cariche) sono maggiormente deviati da quel campo magnetico: ne consegue un più debole flusso cosmico cui corrisponde una minore formazione di nuvole e quindi un maggiore riscaldamento.
La potenza di questo effetto è diventata chiara solo recentemente, dopo che si sono confrontate, nel corso degli anni, le temperature globali con il flusso di raggi cosmici, scoprendo, ancora una volta, una stretta correlazione tra temperatura globale e flusso cosmico, con la prima che aumenta ogni volta che il secondo diminuisce, e viceversa: il clima è controllato anche dalle nuvole, queste sono controllate dal flusso di raggi cosmici a sua volta controllato dall'intensità del campo magnetico dal Sole, cioè dalla attività della nostra stella (fig. 4).
In conclusione, la congettura antropogenica del Rg dovrebbe essere oggi considerata pura speculazione metafisica sconfessata dai fatti reali.
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