COMITATI, MA PER DIRE SÌ

Non so voi, ma io sono incredulo. Perchè vedo che, di fatto, questa città è in mano ai comitati. C’è il comitato che protesta perchè non vuole l’inceneritore, quello che si oppone alla gronda, quello che vede come il fumo negli occhi il Terzo Valico, quello che si batte per non far sorgere una casa e quello che si batte per avere la casa. In una città in cui manca tutto, soprattutto l’intelligenza, c’è abbondanza di comitati.
Poi, intendiamoci, c’è comitato e comitato. Io per primo condivido alcune battaglie di comitati che, ad esempio, si battono contro la cementificazione della città e soprattutto contro la norma che permette di edificare in zone centrali e a levante cubature pari a quelle demolite in zone periferiche o dismesse. Una vergogna urbanistica, ambientale e culturale. Oppure, quella per la salvaguardia dell’ultimo uliveto rimasto in città o per la sopravvivenza di un polmone verde ad Albaro.
Ma l’idea che ci siano dei signori che dicono «no» a tutto, a prescindere, per l’appunto è incredibile. In genere, molti di questi comitati sono capitanati da una persona: Arcadio Nacini, amabile consigliere comunale di Rifondazione comunista, anche molto simpatico. Ma non basta la simpatia per dire che è giusto opporsi a un termovalorizzatore, unica soluzione degna di questo nome per il problema dei rifiuti, in grado di portare Genova in una dimensione europea. Oppure, che centinaia di persone devono marciare su Comune e Regione per protestare contro il nuovo percorso autostradale, che costringerebbe a demolire le loro case. Peccato che nessuno ricordi due particolari. Primo: a chi fosse vittima di un esproprio, a norma di legge e di Costituzione, viene ovviamente e giustamente riconosciuto il diritto ad una casa migliore della precedente. Secondo: la protesta contro la gronda è doppiamente assurda, perchè al momento non c’è alcun percorso approvato e, di conseguenza, nessuna casa da demolire.
Eppure, questi signori vengono ricevuti con tutti gli onori in Comune, con tanto di riconoscimento del sindaco, e in Regione e guadagnano titoloni sui giornali. Peraltro, non è un problema solo della sinistra: ad esempio, nella scorsa legislatura regionale anche Sandro Biasotti diede troppa credibilità a questi gruppi e pochi mesi fa gli azzurri in Comune non si schierarono compattamente a favore del termovalorizzatore come sarebbe stato pensabile, forse pensando di lucrare qualche voto fra i contestatori.


Ecco, io credo che sia ora di finire con la città dei comitati e dei no a prescindere, che - a partire dalla bretella Voltri-Rivarolo, con cui Claudio Burlando strappò un pezzo di futuro a Genova - stanno paralizzando questa città.
E di pensare a formare comitati, ma per il sì. Per il sì a un domani per Genova e per la Liguria.

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