Il commento La Costituzione e i cattivi maestri

Laureata com’è in Giurisprudenza, Mariastella Gelmini deve aver pensato che era l’ora di farla finita con un’educazione civica prevista dai programmi delle scuole di ogni ordine e grado e restata sempre al palo. E così ha deciso di fare sul serio. Da quest’anno, in tutte le scuole della Repubblica, è insegnata una nuova materia: «Cittadinanza e Costituzione». Si obietterà che se non è zuppa è pan bagnato. Eh, no. Perché stavolta si tratterà di un insegnamento autonomo con tanto di voto. Finalmente un ministro dell’Istruzione, università e ricerca ha il coraggio di non battere il passo e di andare avanti a tutto gas.
Certo, hanno ragione gli inglesi: il budino va assaggiato per sapere se è buono o no. La via dell’inferno, del resto, è lastricata di buone intenzioni. E può anche darsi che, in mancanza di docenti che sappiano il fatto loro, tutto si risolva in un flop. In attesa di sapere come andrà a finire, le polemiche - siamo in Italia - sono all’ordine del giorno. I programmi scolastici dispensati dai burocrati di viale Mazzini, rigorosamente di sinistra anche quando è al governo il centrodestra, fanno venire l’orticaria a Ernesto Galli della Loggia. Che sente puzza di bruciato. A suo avviso, corriamo il rischio di passare dall’istruzione all’educazione. Un’educazione, manco a dirlo, ad usum delphini. Fuor di metafora, a uso e consumo dell’Uomo nuovo. Ma sì, del Perfetto Democratico.
Per una migliore comprensione di questa tesi, riportiamo un passo dell’articolo di Galli della Loggia apparso sul Corriere della Sera dell’8 novembre scorso. «In questo modo agli occhi dei giovani la Costituzione viene sottratta alla dimensione storico-politica, che è e dovrebbe essere propriamente l’unica sua, ma sottoposta ad un processo di eticizzazione che la trasforma nel vangelo di una vera e propria “religione politica”, in linea di principio analogo ad altre religioni di questo tipo che hanno funestato il Novecento: in un paradigma paratotalitario». E ancora: ne consegue che con tale insegnamento la nostra Costituzione «non è più una carta politica, dunque politicamente discutibile... No, essa è in realtà qualcosa che trascende la mutevole realtà della storia: è la via maestra al Cittadino Perfetto, all’Uomo Nuovo Democratico. Che per il solo fatto di essere perfetto e democratico non risulta certo meno agghiacciante».
Sul Corriere di lunedì, poi, Galli della Loggia conferma con puntiglio la propria tesi, mentre Valerio Onida si sforza al meglio di contestarla. Ho il sospetto che per amore di polemica, Galli trascuri le conseguenze paradossali alle quali dovremmo pervenire. Per esempio, in molte Facoltà andrebbe abolito l’insegnamento del Diritto costituzionale e dintorni. Così come andrebbero abolite nelle scuole materie come Storia e Filosofia, che possono prestarsi a un’infinità di speculazioni. La verità è che siamo nelle mani dei docenti. Con questi chiari di luna, si dirà: in quali mani siamo! Cattivi maestri in cattedra ce ne sono sempre stati. E costoro saranno interessati, a seconda della propria concezione del mondo, a esaltare acriticamente la nostra Costituzione o, al contrario, a dirne peste e corna.
Pur tuttavia i giovani avranno l’opportunità di conoscere i loro diritti e i loro doveri, nonché il funzionamento della macchina dello Stato. A dispetto delle forze politiche dominanti all’Assemblea costituente, il complesso del tiranno ha fatto miracoli.

Perché principi come quello d’uguaglianza e di libera manifestazione del pensiero, le cui conquiste sono costate lacrime e sangue, rappresentano la quintessenza di una democrazia autenticamente liberale.
paoloarmaroli@tin.it

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