Il commento Gli elogi del modello Helsinki? Già spariti

Non è passata neanche una giornata e la Finlandia ha già smesso di essere la terra promessa. Funziona così: se alle elezioni i movimenti di destra prendono consensi, vuol dire che i Paesi sono allo sbando. Il messaggio che deve passare è chiaro: euroscettici, populisti, anti-immigrati sono il male assoluto e certo.
Così alla Finlandia adesso capita di passare da Paradiso d’Europa e del mondo a buco nero. Fino a poco tempo fa, giornali e partiti identificavano Helsinki come il massimo del massimo: la terra dei giusti, dove ai posti di comando della politica e dell’economia c’erano uomini e donne senza differenze, dove la scuola funziona perfettamente, dove lo stato sociale garantisce uguaglianza e possibilità, dove per far nascere più bebè fanno stare a casa i genitori a lungo pagando loro il 100% dello stipendio per tutto il congendo, dove la politica era una cosa seria, fatta da gente seria per gente seria. Un posto dove andare a lavorare, dove andare a vivere, dove andare a far crescere i propri figli: un laboratorio social-politico che avrebbe dovuto far imbarazzare il resto del pianeta e soprattutto noi italiani.
È bastato il sentore del successo elettorale del partito di estrema destra per far cambiare il giudizio. Perché non conta quel che accade davvero, ma la percezione che ne ha l’intellighentia globale. Allora un Paese che fa crescere enormemente il consenso di un partito che si chiama «I veri finlandesi» dev’essere sicuramente un postaccio.

Nessuno che si chieda perché certe cose accadono, nessuno che cerca le spiegare le ragioni di un successo politico che risponde a precise richieste popolari. Meglio buttare tutto sul bianco e nero, sul giusto e sbagliato. E ovviamente dire che se si va a destra è sbagliato. Il resto sono solo dettagli.

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