De Filippi*
Spagna, come modello di politica economica da imitare, improvvisamente fuori moda (è di venerdì il record della disoccupazione e linnalzamento demergenza delletà per la pensione a 67 anni) ed è scoppiato, improvviso, lamore per la Germania. Curiosità: più si va a sinistra più troviamo questi nuovi entusiasti filo-tedeschi.
Zapatero ha fatto il suo tempo. Ora è solo un imbarazzo: guida lunico grande Paese europeo ancora immerso nella recessione, è uno spietato precarizzatore del lavoro (chi volesse guardare le statistiche si impressionerebbe) e ha dovuto correre a far cassa a vantaggio dei conti pubblici togliendo valore alle pensioni (spostare in avanti tutto in un colpo letà pensionabile equivale a dare meno soldi ai pensionati). Togliersi dallimbarazzo è facile: non se ne parla più. Ma, appunto, serve un altro modello. Forse per un autoinflitto criterio del contrappasso dopo lErasmus a Barcellona e dopo le follie dellappartamento spagnolo adesso la sinistra si è invaghita del rigore tedesco, il tutto in un disinvolto passeggiare tra i luoghi comuni. Per cui, ma pensa un po, dei tedeschi ora si loda (e si propone pari pari per lItalia) lorganizzazione, la capacità di pianificare, il sostegno alla ricerca, la diffusione dellimprenditoria. E poi si guarda ai buoni stipendi del settore industriale e alla partecipazione dei lavoratori ad alcune scelte fondamentali della gestione aziendale.
Il fronte germanofilo va dallestrema sinistra sindacale, agli economisti di rincalzo, fino alladesione, freschissima, di Romano Prodi. Evocare il modello tedesco è unottima carta da show politico televisivo. Riesce, opportunamente modificato dalla propaganda a uso interno, perfino a ridare lustro a idee abbandonate, come la preferenza per la pianificazione economica guidata dalla politica industriale. Dà unaria seria, rende credibili. Ovviamente, però, lo schema è sempre quello di Woody Allen e della sua riforma sociale imposta ai cittadini locali nel film sullo Stato di Bananas per far funzionare un efficiente stato assistenziale: da domani parliamo tutti svedese. Ecco più o meno siamo al «da domani parliamo tutti tedesco» e ci si aspetta che come per incanto salgano gli stipendi, aumenti lexport, corra la crescita.
I luoghi comuni confortano e qualche ben studiata omissione mette tutto a posto. Ma in attesa che la sinistra italiana si innamori di un altro modello (non cercate di prevederlo, non ci riuscirete) vale la pena di elencare almeno le omissioni maggiori.
Ci imbattiamo subito nel tabù pensionistico ed è subito delusione cocente per gli entusiasti filo-tedeschi di sinistra: proprio come appena deciso in Spagna, ma solo con più gradualità, anche la Germania ha deciso che letà per il ritiro sarà di 67 anni. Daltra parte lì il sindacato è forte, ma non è antagonista. LIg Metall è tosta ma tratta sulle cose concrete e non fa pura ostentazione ideologica. E la sinistra estrema, visto che la Germania attuale non è altro che la proiezione allintero Paese della vecchia Germania Federale, non ha, per legge e per prassi politica, nessuna possibilità di contare qualcosa.
Le aziende hanno costi più bassi grazie a un sistema di trasporti efficiente. E pagano meno lenergia perché la Germania ha ancora 17 centrali nucleari, in grado di fornire tra il 25% e il 30% del fabbisogno elettrico. Era stato deciso di chiuderle (sullonda di pressioni ecologiste, più o meno come in Italia) ma il governo, tranquillamente, se ne è sbattuto e, al contrario, ha prolungato, per legge, la vita delle centrali di altri 12 anni. In Italia sarebbe arrivato qualche ricorso e via col Tar a bloccare il rinnovo. In Germania non se ne parla più.
La Germania delocalizza allegramente, sfruttando la manodopera dei Paesi dellEuropa centrale, dove, tra laltro, il tedesco è ancora diffuso.
Il governo tedesco può dare un sostegno smaccato allexport nazionale, spingendosi anche a trattative che comportano forti investimenti e realizzazioni di infrastrutture in loco, iniziative che confinano pericolosamente con lo scambio di favori: io do una ferrovia a te, tu dai una commessa a me. Lì la chiamano politica estera ed è unattività che porta consensi, qui ti indagano e ti arrestano.
Poi cè leuro. Sempre più modellato sulle esigenze di Berlino. Per un sistema industriale efficiente e orientato allexport è fantastico non trovarsi più a dover competere con le svalutazioni dei concorrenti europei.
Tutto qui. Non cè nessun modello da applicare, ma solo una storia economica e una serie di condizioni peculiari. Il resto è buono per fare polemica da queste parti.
*conduttore del Tg5
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