Il commento È odiato perché ha distrutto i partiti

Berlusconi si chiede perché sia tanto odiato. La risposta non gli piacerebbe: perché con lui è diventata palese la crisi finale dei sistemi parlamentari, fondati sulla «rappresentanza». Si tratta di una crisi che è in atto ormai da molti anni, ma che tutti si rifiutano di vedere nella sua paurosa realtà e che pertanto, almeno per quanto riguarda l’Italia (i parlamenti sono in crisi in tutta Europa), ha trovato una pseudo causa nella presenza di un personaggio che - non provenendo dal mondo dei partiti, l’unico abilitato a rappresentare i cittadini nel sacro recinto del Parlamento - doveva per forza essere portatore di morte e distruzione.
Il concetto di «rappresentanza» è di per sé molto fragile, affidato per metà al pensiero simbolico e per metà alla forza del Sacro. In Europa, infatti, è stato abbracciato nell’ambito parlamentare soltanto dopo che per tanti secoli ci si era allenati intellettualmente a credere nella potenza della rappresentanza, nelle sue più sottili sfaccettature, prima di tutto attraverso Cristo, uomo e salvatore in quanto rappresentante davanti a Dio di tutti gli uomini; poi, con le successive implicazioni di questo assunto, di volta in volta è stato Dio rappresentato dal Papa, dal re, dal sacerdote davanti agli uomini, con le drammatiche conseguenze delle varie eresie in proposito fino al Protestantesimo che si può dire sia nato dal bisogno di Lutero di uscire dalla «finzione» della rappresentanza.
Oggi, dunque, in Europa ogni forma di rappresentanza è in crisi perché è in crisi il Cristianesimo. Sarà bene non farsi illusioni in proposito: ci sono istituzioni che impiegano molti secoli ad esaurirsi, attraverso un lentissimo processo di entropia, ma il deterioramento delle Chiese, anche di quelle di cui si parla di meno come quella ortodossa, è tanto forte a livello di «fede» quanto lo è a livello morale. E nel Cristianesimo fede e rappresentanza sono la stessa cosa. Naturalmente non è detto che si tratti di un dato del tutto negativo. Per quanto non ci si possa soffermare in questo contesto su di un argomento così vasto, si può però almeno accennare al fatto che l’uomo contemporaneo ha bisogno di verità, mentre il simbolico gli appare «finzione». Il Vangelo perciò rimane vero, anzi ancora più vero se si trovano modi diretti per viverlo, cosa di cui era già convinto San Francesco quando ha rifiutato il sacerdozio.
C’entra tutto questo con Berlusconi? Nella storia tutto è casuale e nulla è casuale. Berlusconi non avrebbe mai potuto impegnarsi nella politica (e comunque non avrebbe avuto successo) se fosse stata viva e potente l’idea della «rappresentanza», perché lui non può e non vuole rappresentare nulla e nessuno, neanche se stesso. È se stesso e come tale vuole sia servire i cittadini che essere «visto» da loro. Sa di possedere delle doti per poter governare ed è nel nome di queste doti che chiede di essere votato, come infatti succede perché i cittadini gli credono. Non mette a rischio la democrazia, come dicono le sinistre, ma indica una diversa strada per la democrazia: quella della corrispondenza fra le capacità dell’individuo e la sua funzione come governante; da qui anche l’impazienza berlusconiana verso la burocrazia parlamentare, un’impazienza che è solo principio di realtà, non pericolo dittatoriale.
È per questo, dunque, che Berlusconi è così odiato dalle sinistre: ha dato l’ultima spallata al «sacro» profondamente radicato nei partiti in qualsiasi modo discendenti o eredi del vecchio Pci, rivelandolo. L’attaccamento alla Costituzione, alle regole, alla rappresentanza delle istituzioni e delle autorità, ne è infatti oggi l’espressione più evidente, ma è anche finzione, illusione, vuota pretesa, così come hanno potuto constatare i cattolici che vi si sono rifugiati.

Di qui la loro rabbia, una rabbia che è apparsa, nella tragica occasione del ferimento di Berlusconi, davvero sconvolgente. Tornano alla memoria i momenti storici peggiori dell’ira dei cattolici, quelli nei quali si accusava la «vittima» di essere un inviato del diavolo. Non è così che si potrà ridare forza al Cristianesimo.

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