Il commento Un sistema esemplare che servirebbe anche in Italia

di Francesco Forte

Il governo inglese adotta un sistema esemplare allo scopo di ridurre la disoccupazione, quello di obbligare i disoccupati cronici e altri soggetti che ricevono sussidi dallo Stato a svolgere per almeno 30 ore la settimana lavori socialmente utili come la pulizia delle strade e la manutenzione dei giardini. Chi non lo farà subirà come penale l’interruzione del sussidio per almeno tre mesi. Il costo dello stato sociale inglese è molto elevato, circa il 27 per cento del prodotto nazionale come in Italia. Ma i sussidi di disoccupazione sono molto più importanti che in Italia perché nel Regno Unito non c'è la cassa integrazione straordinaria e non ci sono le finte pensioni di invalidità e le pensioni baby. In compenso, accanto ai sussidi a chi non lavora, ma ha già lavorato, ci sono i sussidi per chi non ha mai ottenuto un lavoro e, accanto a quelli per i disoccupati veri e propri ci sono i sussidi alle donne che hanno figli a carico e che non sono iscritte alle liste di disoccupazione, in quanto vivono con tali sussidi: infatti per ogni figlio piccolo ricevono un sussidio e con due figli la cifra comincia a essere buona. A volte i disoccupati e quelle "ragazze madri" fanno anche dei lavori o lavoretti in nero che non risultano e che aggiungono ai sussidi.
Ma il nuovo modello inglese, con alcune differenze dovute alla diversità di istituzioni, costumi e strutture economiche, è molto interessante anche per noi. L'obbligo delle 30 ore di lavori utili socialmente, secondo il premier britannico David Cameron e il suo ministro del Lavoro Duncan Smith, questi espedienti dovrebbero scoraggiare i disoccupati fittizi e spingerli a trovarsi una occupazione e, comunque, serviranno a migliorare i servizi pubblici . In Italia i "servizi socialmente utili" sono già stati inventati e sono serviti per pagare finti occupati, che in realtà non facevano nulla. Ma i lavori di pulizia stradale sono utili anche in Italia, come si constata, considerando la spazzatura di Napoli, che si ammucchia nelle strade non solo per difficoltà di accesso alle discariche, ma anche per inefficienza nella raccolta. Più che lavori socialmente utili, andrebbero considerati i "lavori umili". Con questo termine mi riferisco a lavori che non hanno un elevato prestigio sociale e che, spesso, sono pagati molto meglio di quelli per i quali serve la laurea, come quelli dell'artigianato, i paramedici o quelli nella mungitura.
L'Italia ha molti disoccupati, ufficialmente l’8,3 % della forza lavoro, ossia due milioni di persone, ma ha anche oltre 2 milioni di lavoratori stranieri ufficiali a cui si aggiungono quelli clandestini. E le richieste di assunzioni di stranieri da parte delle imprese da questo agosto stanno crescendo. Ci sono molti italiani che rimangono disoccupati perché non vogliono fare i lavori degli stranieri. Spesso si tratta di malavoglia, ad esempio per i lavori agricoli o di assistenza ad anziani, ma c'è anche di mancanza di preparazione. Dunque si potrebbe integrare il modello Cameron con l'obbligo di frequentare corsi di addestramento. Altre volte questi disoccupati e cassintegrati a zero ore in realtà un lavoro lo fanno, ma in nero.

Si potrebbe disincentivare il lavoro in nero stabilendo che il lavoro occasionale è esente da contributi sino a 8-10 mila euro e non 5 mila come attualmente. Ma bisognerebbe anche sottoporre a controllo coloro che ricevono indennizzi di disoccupazione, per appurare se davvero non lavorano. Il metodo Cameron, con adattamenti serve anche in Italia.

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