Infine è nato, questo famigerato Terzo polo. Sabato scorso a Todi, Casini e Rutelli - assente Fini, febbricitante - hanno fondato il Nuovo polo per lItalia. In pratica, appunto, il Terzo polo di cui si parla e straparla da mesi, al quale hanno aderito Udc, Fli, Api, Mpa, liberaldemocratici e repubblicani. E nella miglior tradizione del cerchiobottismo italiota hanno lanciato un appello «alle forze più ragionevoli del centrodestra e del centrosinistra».
In un sistema bipolare - tale è quello italiano dallinizio degli anni Novanta in poi - lidea di un Terzo polo è unautentica assurdità. Una contraddizione, un ossimoro. Perché i poli sono due. Il problema vero è che il sistema politico italiano è bipolare, ma non bipartitico. Nel senso che ci sono due poli, ma anche più partiti, che stringono alleanze di programma per contendersi la vittoria elettorale. Bipolarismo senza bipartitismo. Si pensi solo alla presenza della Lega nel centrodestra e a quella dellIdv nel centrosinistra. Se questa è la premessa, lunica ragion dessere di un Terzo polo è quella di nascondersi dietro lalbero e attendere - come lavvoltoio pronto a scagliarsi sulla carcassa dellanimale morto - limplosione e la conseguente eclissi di uno dei due poli che già animano il sistema politico, cioè centrodestra e centrosinistra. E le attenzioni del Terzo polo sono tutte orientate a destra. Lo certifica lantiberlusconismo radicale dei suoi protagonisti.
Lidea è quella di attendere la - da più parti preconizzata, quando non apertamente auspicata - fine della vicenda politica di Berlusconi. E del berlusconismo. Per sostituirsi al Pdl - occupandone lo spazio politico - nel rapporto bipolare con il centrosinistra. La presenza di Fini (con Bocchino e Granata, Urso e Della Vedova) nel Terzo polo, da questo punto di vista, è assai indicativa e lo conferma. Lo conferma pure leccessiva attenzione rivolta, in questo momento, a Pisanu, che controlla larea ex democristiana in seno al Pdl; che ha recentemente invitato lo stesso Berlusconi a presentarsi davanti ai giudici e non condivide latteggiamento di inchiodare Fini alle proprie responsabilità, dimettendosi dalla carica di presidente della Camera. Il dato di fondo è che, tuttavia, questo Terzo polo puzza davvero di vecchio regime, in sostanza di stomachevole odore di Prima repubblica. I tre leader sono in Parlamento sin dagli anni Ottanta del secolo scorso e da allora vivono solo di politica. Casini si è formato nellalveo del doroteismo, essenza deteriore della «balena bianca», che cominciò a penetrare in profondità lorganizzazione sociale e le istituzioni del Mezzogiorno e conquistò il consenso grazie allassistenzialismo e alladozione di criteri diffusamente clientelari nella distribuzione delle risorse; doroteismo che sispirava a un metodo di fare politica (quasi mai limpido) fondato sulloccupazione delle istituzioni, sullo sperpero del pubblico denaro e sullimmobilismo, che eludeva gli slanci innovatori e le riforme. Le navigazioni di Rutelli sono ben note, così come la longevità parlamentare di Fini. Ma laltroieri a Todi si sono visti pure Tabacci e Guzzanti, De Mita e La Malfa (solo per fare qualche nome). Sì, avete letto bene: Ciriaco De Mita e Giorgio La Malfa. Chi ha nostalgia dei sofismi dialettici e del purismo fonetico delluomo di Nusco - «intellettuale della Magna Grecia» lo definiva ironicamente il presidente Cossiga - alzi la mano e si faccia avanti. E La Malfa è sempre vissuto allombra del padre Ugo.
Leggendo le cronache dellincontro fondativo del «Nuovo» polo per lItalia si ha come limpressione di ritornare indietro di quasi una trentina danni. Pare di aver ripreso in mano un vecchio giornale ingiallito, rimasto da allora confinato sul fondo del cassetto di un armadio. A Todi sè svolta insomma una sorta di rimpatriata della Prima repubblica, come quando ci si ritrova - dopo tanti anni - con i compagni di liceo. Dove vogliamo andare con questa classe politica? È da questa classe politica che ci si aspetta il cambiamento? È questa classe politica - di capacissimi navigatori (non certo santi) delle procellose acque della politica italiana tra la Prima repubblica e letà della transizione - che deve partorire le riforme strutturali, a cominciare dal federalismo oggi in discussione, di cui il Paese ha assoluto bisogno? Suvvìa. Se calcano la scena da quasi trentanni, nella loro mentalità prevale listinto alla conservazione.
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