Politica

Commerciante rapito: riscatto chiesto via sms

Commerciante rapito: riscatto chiesto via sms

nostro inviato a Motta Visconti (Pavia)
«Prepara 500mila euro per la sua liberazione». Un sms inviato dal telefonino Nokia di Paolo Friggi, tabaccaio di 37 anni di Motta Visconti, poco dopo le 4 di mattina al cellulare, spento, della madre, da qualche mese ereditiera dei beni della nonna. Paolo sparisce. La sua auto, una Renault Kangoo grigio metalizzata, viene ritrovata a 200 metri da casa. Parcheggiata a spina di pesce in una piazzola di quella stradina, una striscia d’asfalto che collega Zelata, frazione di Bereguardo, alla statale. Una roggia la costeggia sulla destra, campi di grano con le pannocchie gonfie a sinistra. Isolata, un posto ideale per un agguato. In auto le chiavi del bar tabacchi, il portafoglio, il telecomando del cancello. Dall’altra parte della strada, appunto, il cellulare.
Paolo s’alza all’alba. Ogni mattina. Esce di casa per prendere le brioche che la convivente Katia e il figlio Tommaso dormono ancora. Il bar apre presto, alle 4.30-4.40. Turnisti, operai, artigiani per la prima colazione. Tre vetrine nel centro di Motta Visconti che Paolo gestisce con i genitori e la sorella Anna. Angelo e Augusto, due giardinieri, ieri sono i primi avventori. Tanto che a saracinesca abbassata borbottano seccati. Anna alza la tapparella. E Paolo dov’è? «Ho chiamato Katia a casa - racconta un abitante di Zelata, uno tra i primi a cercare il tabaccaio - che le ha risposto “è uscito da un po’... ”». Invece niente. Poi ritrovano l’auto. «Era parcheggiata talmente bene che pensavamo si fosse sentito male». Invece Paolo è sparito. Sequestrato? Ancora presto per dirlo. Di certo le caratteristiche indicano un blitz improvvisato: «Lavoriamo in ogni direzione - dicono i carabinieri- per ora è scomparso». Senza esito le battute nel parco del Ticino. Fino al buio, con 40 militari, un elicottero, le guardie del parco e persino la protezione civile tra roggie, boschi, fango e cascinali abbondati. Nulla.
Di sicuro quel messaggio sms è arrivato sul cellulare della madre che proprio da poco ha ereditato beni, appartamenti soprattutto, dalla nonna, scomparsa all’inizio dell’anno. Di certo in questo periodo Paolo maneggia denaro, tanto da parlarne a voce alta con diverse persone. Mutui, ipoteche per 2-300 mila euro su diversi beni di famiglia. Per quale fine sono partiti degli accertamenti. E poi i debiti sui quali gli inquirenti lavorano per capirne l’entità. Solo quelli bancari supererebbero i 500mila euro.
Le ipotesi investigative rimangono quelle scolastiche. L’unica prossima allo scarto è quella che vede il sequestro come architettato da tempo da parte di qualche famiglia della ’ndrangheta che alligna nelle tranquille campagne del Pavese. Troppo rumore e troppe incongruenze. Più facile pensare a un sequestro lampo, a qualche gruppo di disperati e di balordi che hanno cercato maldestramente di mettere le mani sui soldi, magari mostrati in maniera un po’ troppo disinvolta oppure prestati e mai ricevuti. «Paolo cambiava auto ogni tre mesi - afferma un investigatore - l’ultima, una Range Rover da 50mila euro, non passava di certo inosservata».
L’sms potrebbe essere un tentativo di depistaggio attuato per guadagnare tempo facendo pensare a un sequestro di persona. Ma si tratta solo di ipotesi. Immediato quindi il blocco dei beni da parte dei Pm Alberto Nobili e Mario Venditti, magistrati esperti di sequestri di persona. La famiglia Friggi possiede diverse case, oltre alle mura del bar gelateria, e agli appartamenti vicini all’attività commerciale dove vivono i genitori, la famiglia della sorella Anna e quello dato da qualche anno in affitto dove hanno vissuto i primi anni Katia e Paolo. Per i rilievi tecnici, soprattutto quelli telefonici e le impronte ritrovate nell’auto, bisognerà aspettare ancora qualche giorno, il tempo per le comparazioni e lo sviluppo completo dei tabulati.
gianluigi.

nuzzi@ilgiornale.it

Commenti