Patente scaduta, passeggeri senza cintura di sicurezza, guida in stato di ebbrezza, trasporto di persone su veicoli professionali. Siamo coperti dalla Rc auto? Parte da questo interrogativo, l’offensiva degli assicuratori, che hanno deciso di aprire un altro fronte caldo proprio mentre le compagnie stanno cercando di intensificare la pressione sulla politica per ammorbidire gli effetti delle cosiddette lenzuolate di Bersani. Così, mentre l’Ania di Fabio Cerchiai denuncia i guasti della riforma del bonus malus e del divieto del monomandato, gli agenti incalzano le società e l’Isvap sulla trasparenza.
Nel mirino ci sono le diverse condizioni offerte dalle compagnie. Secondo gli assicuratori la complessità dei prodotti Rc auto rende quasi impossibile per il consumatore orientarsi da solo nel dedalo di garanzie, esclusioni e clausole di rinuncia di rivalsa.
L’entità del fenomeno è stata misurata da un’indagine condotta su 72 società operanti in Italia da Sna, Unapass e Uea. Dallo studio è emerso che, nel caso di incidenti provocati guidando in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di stupefacenti, solo il 70% delle compagnie rinuncia al diritto di rivalsa. Il restante 30% vi farà pagare i danni fino all’ultimo centesimo. Stesso discorso per la patente scaduta. In questo caso, solo il 57% non chiederà soldi all’assicurato, mentre lo farà il 43%. Il problema sta nel fatto che pochissimi sanno a quale categoria appartengono. In altre parole, quasi nessuno conosce realmente fino a che punto si estende la copertura della propria polizza.
Tutti, però, sostengono gli assicuratori, conoscono perfettamente l’entità del premio.
Ed è qui il punto: il prezzo come unico criterio di scelta tra le varie polizze. Metodologia che sembra avallata anche dall’Isvap con il preventivatore unico. Lo strumento offerto dall’authority di controllo per garantire la libera concorrenza tra le compagnie, alla fine della giostra non fa altro che comparare le varie polizze sulla base del costo. «In questo modo», sostengono Sna, Uea e Unapass, «si rafforza nel consumatore l’idea che l’unica differenza tra i prodotti offerti sia quella di tipo economico».
Una polizza standard Come se ne esce? La soluzione proposta dagli agenti di assicurazione è quella di stabilire uno standard minimo di condizioni incluse nei contratti per permettere all’utente di valutare e comparare realmente le offerte delle compagnie. Per indorare la pillola all’Ania, gli agenti sostengono che questa potrebbe essere anche la strada per neutralizzare gli effetti della Bersani. Uno standard obbligatorio potrebbe infatti prevedere anche l’inserimento nelle polizze di elementi comuni su cui stabilire il prezzo finale. Se tra questi elementi comuni ci fossero anche gli anni di guida e i punti patente sarebbe automaticamente ristabilita la correlazione tra abilità del conducente e premio da pagare. Legame che adesso viene invece annullato con l’obbligo, per le compagnie, di applicare a tutte le polizze di una famiglia la classe bonus malus più bassa già detenuta da uno dei componenti del nucleo.
L’iniziativa degli agenti non è ovviamente solo dettata da un impeto di bontà nei confronti dei consumatori. Al di là del fatto che uno standard comune potrebbe limitare la scelta dei clienti e costringere alla stipula di una polizza più costosa anche nella sua forma base, l’affondo di Sna, Uea e Unapass ha un bersaglio ben preciso. Nel mirino ci sono le compagnie telefoniche e on line, che offrono prodotti molto competitivi tagliando proprio i costi della distribuzione. È qui, secondo gli agenti, che si annidano le maggiori insidie per i consumatori, che non a caso puntano il dito sul fatto che all’interno di uno stesso gruppo vengano spesso offerte polizze differenti sia per il prezzo, sia per le condizioni.
La questione rappresenta chiaramente un motivo di scontro con le compagnie ben più forte della possibile convergenza sul contrasto al bonus malus. Su quest’ultimo punto, infatti, le società stanno già correndo autonomamente ai ripari, mentre sarà difficile che il mondo delle assicurazioni sia disposto a indebolire un comparto, come quello delle polizze vendute via internet, che è in fortissima espansione e consente di ottenere abbondanti ricavi attraverso l’abbattimento dei costi.
L’affondo di Giannini Le richieste degli assicuratori non costituiscono comunque l’unica preoccupazione di Cerchiai, che nelle scorse settimane, sempre sulla Rc auto, ha dovuto anche incassare l’ennesima bacchettata da parte di Giancarlo Giannini. In una lettera inviata alle compagnie e alla stessa Ania, il presidente dell’Isvap è tornato a sottolineare i nodi irrisolti del settore, chiedendo maggiore collaborazione e maggiore attenzione da parte delle società. Molte le cose che, a giudizio di Giannini, ancora non vanno. Pochi sportelli, scarso numero di dipendenti, pochi investimenti e risarcimenti troppo lenti. Questo il lungo cahier de doléance stilato dal numero uno dell’organismo di controllo, a cui si aggiunge, naturalmente, la questione mai risolta degli aumenti.
Le criticità sono arrivate al punto che Giannini si è trovato costretto ad aprire «una specifica indagine conoscitiva rivolta a tutte le imprese che operano nel settore». L’iniziativa nasce da un monitoraggio già effettuato dall’authority. «Dai dati in nostro possesso», scrive Giannini, «emerge negli anni un incremento dei reclami sia gestiti dall’Isvap che direttamente dalle imprese e una crescita del numero degli importi delle sanzioni comminate alle imprese per violazione della normativa Rc auto, in via principale per mancato rispetto dei termini previsti per la liquidazione dei sinistri. Evidenze», prosegue, «che testimoniano la necessità di un salto di qualità nel rafforzamento delle strutture di liquidazione dei sinistri anche attraverso investimenti in risorse umane e tecnologiche volti ad aumentare efficienza ed efficacia del processo».
I numeri disegnano uno scenario a doppia faccia. Guardando agli ultimi dati disponibili sui tempi di risarcimento emerge che negli anni la velocità è andata aumentando, con uno scatto in avanti soprattutto tra il 2007 e il 2008, in coincidenza con l’introduzione dell’indennizzo diretto. Nel 2007 le pratiche chiuse entro l’anno «di generazione» erano il 61,5%, cifra salita al 69,7% nel 2008. D’altra parte, se si valutano i dati in base agli importi, l’iter è ancora molto insoddisfacente. La percentuale di rimborsi entro l’anno scende infatti drasticamente al 42,2%. L’apparente contraddizione dei numeri è facilmente spiegabile: più è alto l’importo del risarcimento più bisogna attendere per ottenere i quattrini.
Ma la critica di Giannini, come si diceva, riguarda anche altri aspetti del servizio offerto. Secondo il presidente dell’authority gli assicurati hanno difficoltà a confrontarsi con la propria assicurazione a causa della scarsità degli sportelli. Un punto, quest’ultimo, che sembra sposare le richieste degli agenti, che lamentano una sempre minore presenza delle compagnie sul territorio a favore di altri canali di vendita e di supporto. Nel periodo 2004-2008, secondo l’Isvap, si è assistito a un calo costante del numero totale dei punti di contatto a disposizione dell’utenza. Gli sportelli sono passati da 6.207 nel 2004 a 4.722 nel 2008, con un calo del 24%. Dal 2007, sottolinea l’Isvap, la riduzione è risultata più marcata nell’Italia meridionale ed è proseguita nel 2008 con un picco di riduzione del sud pari al 13,9%, contro un decremento globale del 9,7%. Accanto alla scomparsa delle agenzie si sarebbe verificato anche un assottigliamento complessivo del personale. In particolare è diminuito il numero dei dipendenti assegnati alla liquidazione dei sinistri (da 8.017 nel 2004 a 7.883 nel 2008), che, afferma Giannini, sarebbe stato solo parzialmente compensato dai sinistri gestiti tramite call centre.
L’Ania non arretra Tutt’altra la versione di Cerchiai, che a febbraio, di fronte alla commissione Finanze del Camera, ha lanciato un nuovo allarme sulla sostenibilità del settore e indicato le strade da percorrere per cambiare marcia. A provocare le disfunzioni sottolineate da Giannini, secondo il presidente dell’Ania sarebbe un aumento inarrestabile dei costi, che sta costringendo le compagnie a rimodulare le offerte e i servizi. «Nell’assicurazione obbligatoria», ha spiegato nel corso dell’audizione, «la problematica principale è data dall’insufficienza dei premi rispetto al costo dei sinistri: i premi sono scesi in maniera rilevante, mentre il costo dei sinistri è rimasto, almeno fino al settembre 2009, sostanzialmente stabile». Numeri alla mano, Cerchiai ha spiegato che nel 2008 su 100 euro di premi incassati ne sono stati spesi 101 per sinistri e costi gestionali. Nel 2009 la forbice si è ancora allargata con un rapporto di 105 su 100.
Il fenomeno, secondo l’Ania, ha origini ben precise. Tra le principali cause c’è sicuramente la normativa sul bonus malus sia per quanto riguarda l’obbligo di applicare la classe di merito più bassa del nucleo familiare, sia per l’obbligo di escludere dalle penalizzazioni a seguito di sinistro i casi di responsabilità minoritaria o in concorso di colpa al 50%. Entrambe le misure, ha detto Cerchiai, «determinano un effetto di redistribuzione e aumento del fabbisogno tariffario del tutto improprio, che va a carico dell’intera collettività». A far lievitare i costi (la stima complessiva è del 15%) c’è poi la mancata definizione di tabelle per la valutazione economica e medico-legale delle lesioni più gravi. Disposizione prevista dall’articolo 138 del Codice della strada, ma ancora in attesa di attuazione.
Ma ce n’è anche per gli agenti. Argomento che sta evidentemente a cuore pure a Giannini, quando denuncia la smobilitazione delle strutture assicurative sul territorio. Circostanza ancor più preoccupante, secondo il presidente dell’authority, se si considera l’emblematica correlazione tra l’incidenza delle frodi e il presidio posto dalle compagnie. A livello nazionale, sottolinea l’Isvap, l’incidenza delle frodi è infatti pari al 2,2% e il carico di sinistri per dipendente a 798. A Napoli invece i valori sono, rispettivamente, il 10,3% e 1.334. Cerchiai nega che sia in atto una fuga dal sud. La riduzione degli sportelli c’è stata, ma in egual misura su tutta la penisola. La colpa, secondo il numero uno dell’Ania, è della rete di distribuzione che si sta riorganizzando alla luce del divieto di esclusiva nei rami danni.
«Abbiamo sempre detto, e ne siamo sempre più convinti», ha spiegato, «che il divieto dei rapporti agenziali in esclusiva è controproducente sotto tutti i profili e per tutti: imprese, consumatori e, nel medio termine, anche per gli agenti, soprattutto quelli che gestiscono un volume di affari più contenuto».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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