Consulente al Policlinico: è la moglie del direttore

Dieci giorni dopo la nomina del responsabile dell’Umberto I, arriva anche la consorte: stipendio di 108mila euro l’anno più i premi

Antonella Aldrighetti

da Roma

«Tra moglie e marito non mettere il dito» recita un adagio popolare, sottintendendo quanto sia di pessimo gusto l'abitudine ad impicciarsi di quanto accade tra le mura domestiche. Ma se il «misfatto» riguarda dirigenti pubblici, retribuiti con risorse pubbliche, si accende la curiosità. E curiosità ha voluto che si incappasse nel contratto stipulato dal Policlinico universitario romano Umberto I alla dottoressa Daniela Celin consorte di Ubaldo Montaguti, neo-manager della stessa azienda dal primo agosto scorso. Infatti dal 10 agosto la Celin è stata nominata coordinatrice responsabile della struttura di staff del direttore generale che, dal 1980 è guardacaso anche suo marito.
Il contratto che determina l'incarico è a firma di Elisabetta Paccapelo, direttore amministrativo e facente funzione di direttore generale in assenza di Montaguti (la delibera è la numero 17 pubblicata in data 10 agosto nell'Albo pretorio dell'azienda). Alla moglie-dirigente verranno riconosciuti 108mila euro all'anno oltre ad un bonus del 20 per cento in caso di conseguimento degli obiettivi prefissati dal suddetto contratto. Sebbene non si voglia entrare nel dettaglio della professionalità, senz’altro elevata e di indubbio valore, si potrebbe però puntare l'indice sulla condotta e il comportamento di un manager vicario che in assenza del suo diretto superiore ha decretato l'ingaggio della consorte del superiore suddetto. Eppure «radio corsia» addirittura prima che Montaguti fosse scelto a dirigere il nosocomio universitario dal rettore della Sapienza di Roma, Renato Guarini, di concerto con il presidente della regione Piero Marrazzo, l'aveva già annunciato. Dando credito così alle «chiacchiere» emiliane alimentate da un articolo comparso sulla Nuova Ferrara dove si annunciava il passaggio di consegne dell'allora manager dell'Arcispedale Sant'Anna (diretto fino a luglio per l'appunto da Ubaldo Montaguti) al successore: «...con lui partirà la moglie Daniela Celin, responsabile del controllo di budget» si legge nell'edizione locale di qualche numero fa. Però altra cosa è affermare che la Celin approdasse nella Capitale per ricoprire un ruolo a contatto di gomito con il marito.
Che dirà mai il neo-manager quando al suo ritorno sulla scrivania, si ritroverà a deciderne l’avallo? Perché starà a lui, il marito Montaguti, renderlo definitivo. Stando a quanto riporta, senza ombra di dubbio, un decreto della presidenza del Consiglio dei ministri (dipartimento della Funzione pubblica articolo 6 del 28/11/2000) «il dipendente si astiene dal partecipare all'adozione di decisioni o ad attività che possano coinvolgere interessi propri ovvero: di suoi parenti entro il IV grado o conviventi». Proseguendo nella recitazione si apprende che «sull'astensione decide il dirigente dell'ufficio». Cioè Montaguti. «È la condotta futura del neo-manager e il comportamento che intenderà perseguire - afferma il segretario regionale della Fials-Confsal Gianni Romano - che ci lascia incuriositi, contando che la scelta di conferire l'incarico di coordinamento degli uffici in staff con la direzione aziendale, con un contratto di consulenza, ha trascurato la possibilità di reperire tale dirigente nell'ambito del personale in servizio al policlinico universitario».
Un caso interessante per la sinistra che, con Romano Prodi in testa, studia l’adozione di un codice etico. Di fronte al caso moglie-marito sarà altrettanto interessante capire cosa farà il presidente della Regione Lazio, Marrazzo e il diessino assessore alla sanità regionale Augusto Battaglia. Visto che sono stati proprio loro a scegliere la Paccapelo come neo-manager dell'Asl Roma C e a dare, senz'altro, il placet all'incarico di Montaguti e signora.
Se la maggioranza regionale è silente, l'opposizione è in piena allerta.

Il vicepresidente del Consiglio regionale Andrea Augello e il capogruppo di An Fabio Rampelli prendono le distanze sulla vicenda «vedendoci costretti - assicurano - a interpellare la magistratura ordinaria se i vertici regionali non daranno opportune motivazioni sull’accaduto. Contando pure che sul direttore dell'Umberto I rimane un esposto presentato alla procura regionale della Corte di conti perché ingaggiato con una retribuzione del 30 per cento in più rispetto ai predecessori».

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