Economia

Conti (Enel): «Nel gas rischio di black out»

L’ad del gruppo elettrico: «Bisogna importarne di più con i rigassificatori e usare carbone nelle centrali»

Paolo Giovanelli

da Milano

La miglior difesa è l’attacco, magari in più punti: e ieri Fulvio Conti, amministratore delegato dell’Enel, ne ha sferrati due approfittando dell’audizione alla commissione Attività produttive della Camera. Il primo sul fronte dell’apertura del mercato elettrico, non solo in Italia, ma anche in Europa; l’altro su quello del gas e della politica delle fonti energetiche in Italia.
«La liberalizzazione è il frutto del drastico ridimensionamento di Enel. Nel segmento della produzione l’Enel, che nel 1999 contribuiva per quasi l'80% al fabbisogno del Paese, ha oggi una quota del 30%» e la riduzione della sua presenza «ha coinciso con l'ingresso nel nostro mercato di grandi produttori europei che hanno potuto difendere se non accrescere allo stesso tempo, la propria dimensione nei rispettivi confini - ha detto Conti - così l’Enel che era il secondo produttore europeo, è sceso al quarto posto e rischia a breve di essere superato anche da Endesa». Mentre in altri Paesi la liberalizzazione è solo agli inizi. Ma soprattutto Enel sta già perdendo il primato nel Nord: «Edf e le imprese collegate (Edison, ndr), grazie agli impianti italiani e alle importazioni, rappresenteranno nel 2007 il principale operatore nel Nord del Paese, che consuma oltre il 55% del fabbisogno nazionale. Mentre Enel incontra difficoltà di sistema ad espandersi in Spagna e a entrare in Francia».
E qui Conti ha sferrato il secondo attacco, prendendola un po’ alla larga: prima ha notato che «nel settore elettrico aumentare il numero degli operatori sul mercato non comporta di per se effetti positivi sui prezzi» perché «il combustibile e l’efficienza delle centrali sono i principali fattori di costo e, quindi, di prezzo. Anzi - ha aggiunto - le dimensioni di scala sono fondamentali». Come dire: se ci lasciavate rimanere grossi e potessimo usare il carbone sarebbe più facile ridurre i costi. Poi ha affrontato la questione di gas e carbone: «La domanda di gas in italia continua a crescere, spinta in particolare dal termoelettrico, e la disponibilità di fonti di approvvigionamento è limitata. Il sistema di approvvigionamento è già andato in crisi lo scorso inverno, quando abbiamo dovuto far ricorso alle riserve strategiche, e non è escluso che il fenomeno possa ripetersi con il rischio di un black out del gas». La soluzione? Un diverso «mix» dei combustibili utilizzati, dando più spazio al carbone e nel contempo realizzando i rigassificatori che permetterebbero di non essere legati a pochi fornitori attraverso i gasdotti. Insomma: l’Eni non basta, lasciate fare anche a noi.


Infine, dopo una raffica di dichiarazioni che difficilmente non susciteranno polemiche, è arrivato il ramoscello di ulivo: «Enel investirà 15 miliardi di euro nei prossimi 4 anni per dare più efficienza al sistema e arrivare quindi a una riduzione dei prezzi dell’energia: solo economie di scala di un’azienda di dimensioni importanti come l’Enel possono consentire un volume di investimenti di questo tipo».

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