Conti pubblici e ripresa, primo incontro Prodi-Draghi

Il premier in pectore: il problema è cavalcare l’accenno di sviluppo. Il Governatore, che poi vola a Francoforte per il consiglio della Bce, si limita a un «tutto normale»

da Roma

Un’ora e quindici minuti di colloquio faccia a faccia, da soli, nello studio del governatore a palazzo Koch. Il primo incontro post elettorale fra Romano Prodi e Mario Draghi spazia su molti argomenti: andamento dell’economia italiana ed europea, conti pubblici, alcune questioni di banca e finanza. «È stata la prima discussione a tutto tondo fra di noi, da qualche mese a questa parte - dice il leader dell’Unione -; un incontro importante che inaugura un periodo che spero di collaborazione proficua fra governo e Bankitalia». Nei primi cento, o mille giorni, aggiunge il Professore in un’intervista alla Radio vaticana, «il primo problema è cavalcare questo accenno di sviluppo economico europeo, e riprendere lo sviluppo italiano».
Da Francoforte, raggiunta nel pomeriggio di ieri per partecipare alla riunione odierna del governing council della Bce, Draghi si limita a dire «tutto bene, tutto normale», confermando che nell’incontro con Prodi si è parlato di economia.
Maggio, mese in cui probabilmente vedrà la luce il governo Prodi, è un mese delicato, stretto fra lunedì 8 - giorno in cui la Commissione europea renderà note le previsioni di primavera su tutti i 25 Paesi membri - e le prime considerazioni finali di Draghi all’assemblea annuale della Banca d’Italia. Si vocifera già che la Commissione non dovrebbe chiedere esplicitamente al nuovo governo italiano una manovra correttiva dei conti 2006: un po’ perché il fabbisogno di cassa appare sotto controllo, un po’ perché i dati della produzione industriale confermano con evidenza i segnali di ripresa, un po’ perché sembra brutto a Bruxelles esordire con toni ultimativi nei confronti di un nuovo governo (guidato, tra l’altro, da un ex presidente della Commissione). È dunque possibile che Prodi e Draghi abbiano parlato della possibilità di diluire in tre anni, anzichè in due, il rientro dall’extra deficit che gli accordi europei fissano per la fine del 2007. Le indiscrezioni che giungono da Bruxelles parlano di una Commissione che potrebbe applicare all’Italia la «ricetta tedesca» concessa alla Germania: più tempo per ricondurre il disavanzo pubblico sotto il 3% del Pil in cambio di riforme strutturali. Il rinvio potrebbe consentire al governo di evitare misure non adatte ad agevolare la ripresa economica.
Sul fronte dell’economia reale, il governatore, a quel poco che si sa del colloquio, avrebbe rassicurato Prodi, confermando le osservazioni positive fatte a Washington durante le riunioni primaverili del Fondo monetario: la crescita italiana del primo trimestre potrebbe collocarsi, in termini congiunturali, fra lo 0,4 e lo 0,6%, un rimbalzo evidente dopo la stagnazione di fine 2005. L’indagine rapida della Confindustria segnala, in aprile, il rimettersi in moto della produzione industriale (+4,2%): una cifra importante, che si somma al +8,1% del fatturato e il +14,1% degli ordini registrati nello scorso febbraio. Il problema è come trasformare il rimbalzo in ripresa. A Washington, Draghi aveva spiegato che la crescita del prodotto interno lordo 2006 potrebbe superare la previsione dell’1,2% a condizione che la competitività e la produttività italiane migliorino.
Sul terzo argomento del menù, banche e finanza, la saracinesca delle indiscrezioni resta serrata.

Ma pare impossibile che Prodi e Draghi non abbiano fatto neppure un accenno alle due vicende che animano il quadro: la fusione autostradale italo-spagnola, su cui molti esponenti dell’Unione hanno sollevato perplessità; e l’operazione «CapIntesa», cioè il matrimonio fra i due colossi bancari che vede coinvolti importanti interessi francesi. Situazioni con cui il governo, una volta insediato, dovrà presto confrontarsi.

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