Economia

Il contropatto schiva il «concerto» e apre agli spagnoli

Le mosse che hanno portato a trasformare in astensione il voto contrario sul bilancio. Il ruolo di Unipol, che da domani torna a comprare

da Roma

«Un’assemblea così - dice anonimamente una fonte molto vicina al Banco di Bilbao - non l’avevamo mai vista. Eppure di banche ne abbiamo comprate all’estero, negli Usa, in Messico». Per questo, in prospettiva futura, l’esito di un’«assemblea così», come quella di ieri della Bnl, va analizzato. Un po’ come si fa con i risultati elettorali.
Bisogna partire dalle quote che hanno determinato l’elezione del cda. Finalmente, dopo mesi di congetture, si sono viste le forze in campo. Per la lista di Abete ha votato il 36,9% del capitale ordinario. Quindi al 28,5% del patto tra Bilbao, Generali e Della Valle si sono sommati l’1,5% degli azionisti-dipendenti e un’altra quota di poco meno del 7% di investitori istituzionali. Tutto come previsto.
Un po’ meno scontato il risultato della lista Caltagirone, che ha ottenuto il 32,25%, quasi il 4,7% in meno: ci si aspettava qualcosa di più. Il 28,95 deriva dalla quota del contropatto al lordo di Finnat e Pop Lodi (unitesi solo per ieri). In più è arrivato un 3,3% che deriva da Unipol (presente in assemblea con l’1,97), Carige e Bim, che insieme valevano l’1,33%. Anche sommando il 2,6% di Pop Emilia (1,97%) e altri, non ammesso al voto, il contropatto avrebbe perso. Ma non si sono visti vari voti che molti davano per sicuri, per esempio quelli di Hopa.
L’impressione, allora, è che negli ultimi giorni il contropatto abbia voluto evitare il rischio dell’azione di concerto. Forse proprio per questo Finnat e Lodi hanno aderito all’accordo. Cosa che invece non poteva fare Pop Emilia, pena il superamento del 30% che avrebbe fatto scattare l’Opa. La banca alla fine è stata addirittura esclusa dal voto. Il contropatto e gli «italiani» potrebbero aver scelto, da un certo punto in avanti, la strada meno rischiosa: perdendo la partita del cda (non senza battagliare: la Bper è intenzionata a impugnare l’assemblea), ma evitando il concerto e portandosi in consiglio 6 rappresentanti.
Una strategia che trova conferma nell’astensione che lo stesso contropatto ha riservato al voto sul bilancio 2004. Un’astensione che ha sostituito le intenzioni originali attribuite agli immobiliaristi e mai smentite, di voler votare contro. L’astensione, allora, oltre a evitare conseguenze pericolose (il voto contrario al bilancio di una società quotata va motivato e può produrre strascichi legali), poteva pure servire ad aprire la via del dialogo con la maggioranza uscita vincente. Non è un caso che le dichiarazioni del post assemblea, da parte di Caltagirone e di alcuni dei suoi alleati, vadano proprio in questa direzione. «Non impugneremo l’assemblea - ha detto Ricucci -, siamo soddisfatti di avere 6 rappresentanti su 15 in cda. Mentre lo stesso Francesco Gaetano Caltagirone ha parlato di «massima collaborazione nell’interesse della banca». Si vedrà. Anche perché da lunedì, secondo quanto dichiarato, uno degli sconfitti (Unipol) dovrebbe cominciare a comprare titoli per arrivare al 10 per cento.

Un’intenzione annunciata prima dell’assemblea che a questo punto dovrà misurarsi con la nuova partita che sta per iniziare: l’Ops lanciata dal Bilbao.

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