Francesca Angeli
da Roma
Il disegno di legge sulle coppie di fatto verrà messo a punto dal governo. In Consiglio dei ministri dopo un lungo braccio di ferro con il vicepremier Francesco Rutelli, che avrebbe preferito affidare l’iniziativa legislativa al Parlamento, e nonostante il parere contrario del ministro della Giustizia, Clemente Mastella, ha vinto la linea di Barbara Pollastrini, titolare del dicastero sulle Pari opportunità e dell’iniziativa legislativa in materia. Sarà l’esecutivo a elaborare un testo il più possibile condiviso, che possa essere accettato da tutti i ministri e licenziato dal Consiglio entro la fine di gennaio. D’accordo pure il ministro per la famiglia Rosy Bindi che lavorerà al ddl insieme alla Pollastrini con la supervisione del ministro dell’Interno Giuliano Amato che ricoprirà il ruolo di mediatore con l’ala cattolica.
«Siamo persone serie e cercheremo di fare una cosa seria e saggia» ha commentato il premier, Romano Prodi, che alla fine ha dato il via libera alla Pollastrini fissando però diversi paletti. Il premier vuole che il governo si muova con estrema prudenza su questo argomento consapevole del fatto che qualsiasi passo falso può comportare ricadute pesantissime sull’alleanza.
Quello del riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto, etero e omossessuali, è un terreno minato sul quale si può compromettere da un lato l’alleanza con i cattolici e dall’altro quella con la sinistra radicale. Fuori dai palazzi della politica poi occorre fare i conti con l’opinione pubblica e con le pressioni della Chiesa, che ha messo in un angolo il governo Prodi accusandolo di voler distruggere la famiglia. Proprio per questo Rutelli ha tentato di scaricare la patata bollente al Parlamento. Il leader della Margherita deve anche rispondere all’ala cattolica molto forte nel suo partito. E infatti i teodem (i senatori Luigi Bobba, Paola Binetti ed Emanuela Baio Dossi) hanno più volte ribadito che non accetteranno mai un’equiparazione delle unioni di fatto ai matrimoni e non voteranno mai a favore dei Pacs, i cosiddetti Patti civili di solidarietà. Il ministro per i Beni culturali in sostanza suggeriva al governo di non esporsi su un tema così controverso anche all’interno della stessa maggioranza.
Prodi però a questo punto ha ritenuto che il governo non potesse fare marcia indietro, tenendo anche conto dell’apertura al confronto offerta dal leader di An, Gianfranco Fini. Il premier però ha circoscritto il perimetro entro il quale dovrà muoversi la Pollastrini. Perimetro comunque delimitato già dal programma dell’Unione dove in effetti non si parla mai di diritti delle coppie ma di diritti della persona. Dunque nessuna equiparazione con la famiglia anche se Prodi sa bene che l’impatto sulla componente cattolica sarà inevitabilmente negativo. Mastella lo aveva più volte avvertito di non far avventurare il governo su un terreno tanto scivoloso. Il rischio è quello di scontentare tutti: la sinistra radicale e i cattolici. I primi perché chiedono un più ampio riconoscimento delle convivenze in quanto tali: dunque un registro in comune per le coppie, la reversibilità della pensione e tutti i diritti che hanno le coppie sposate.
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