
È stato fermato in Grecia, sull’isola di Skiathos, il presunto responsabile del duplice omicidio di madre e figlia ritrovate senza vita sabato scorso a Villa Pamphilj. A condurre gli investigatori sulle sue tracce è stata la cella telefonica agganciata dal suo cellulare, che ha permesso di localizzarne con precisione i movimenti. L’uomo sarebbe giunto sull’isola pochi giorni dopo l’omicidio della bambina, cercando di passare inosservato tra i turisti.
Chi è
Il fermato si chiama Rexal Ford e ha 46 anni. Secondo quanto apprende l'agenzia LaPresse è stato tradito dal suo telefono. L’uomo è accusato dell’omicidio di una bambina di circa otto mesi a Villa Pamphili e sospettato di morte in conseguenza di altro reato nella morte della madre. La polizia greca lo ha fermato nella mattinata di venerdì, poche ore dopo che la sua identificazione era diventata pubblica. L'uomo è stato sottoposto ad arresto provvisorio, a cui seguirà l'arresto ai fini estradizionali in Italia. La procedura prevede che potrà essere estradato tra 20-25 giorni.
Era il padre della bambina
L'uomo che è stato fermato in Grecia ha raccontato agli investigatori che la bambina trovata morta a villa Pamphili a Roma con la madre "era sua figlia". Lo ha detto in conferenza stampa il procuratore aggiunto di Roma Giuseppe Cascini, sottolineando però che "non ci sono al momento elementi scientifici per avere la certezza della relazione parentale". Inoltre Cascini ha aggiunto: "C'è un ragionevole sospetto che si sia trattato di un duplice omicidio". "Le prime tracce della famiglia in Italia risalgono ad aprile". E ancora è stato chiarito che il presunto assassino è stato "visto da alcuni con una bambina in braccio anche nella fase successiva della morte della donna. Questi elementi ci fanno ritenere che la bambina sia stata con lui fino al momento della sua scomparsa".
La conferenza stampa
"Sul fermato in Grecia, accusato dell’omicidio della bimba trovata cadavere insieme alla madre a Villa Pamphili, abbiamo robusti indizi di colpevolezza. È un’indagine ancora in corso, sui cadaveri sono ancora in corso degli accertamenti. Siamo partiti senza alcun elemento in mano e senza riferimenti. La polizia ha indagato e la procura ha messo a sistema alcuni elementi anche grazie alle autorità statunitensi che ci hanno fornito elementi utili all’identificazione del soggetto e la polizia greca che ha evitato che il soggetto fuggisse". Così il procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi, alla conferenza stampa in corso nella città giudiziaria di piazzale Clodio a Roma, dopo il fermo in Grecia, del presunto killer della bimba.
Le vittime
Gli inquirenti, coordinati dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini e dal sostituto procuratore Antonio Verdi, sono riusciti a chiudere il cerchio sul caso di Villa Pamphilj. Grazie al lavoro congiunto della Squadra Mobile e dello Sco, che hanno guidato le indagini, è stato possibile risalire all’identità della donna, una 30enne, e della sua bambina di circa 8 mesi. Fondamentali per l’avanzamento dell’inchiesta anche una serie di segnalazioni incrociate, che hanno permesso di individuare anche il sospettato.
Erano americani
Tutti e tre erano cittadini americani, ma provenienti da zone diverse degli Stati Uniti. L’uomo presentava tratti latinoamericani, mentre la donna e la bambina avevano una carnagione molto chiara, circostanza che ha alimentato il sospetto che lui non fosse il padre biologico della piccola. Un contributo cruciale alle indagini è arrivato da una segnalazione al programma Chi l’ha visto?, giunta lo scorso mercoledì: un telespettatore ha raccontato di aver assistito, la sera del 20 maggio intorno alle 22, a una violenta lite tra un uomo – che parlava italiano – e una donna nei pressi di Campo de’ Fiori.
Con loro c’era anche una neonata. Secondo la testimonianza, l’uomo avrebbe aggredito fisicamente la 30enne, tanto che sul posto era intervenuta una pattuglia della polizia, che avrebbe identificato entrambi.