Cade l'accusa di stupro contro Harvey Weinstein. Ma rischia 25 anni

Ieri i giudici avevano giudicato l'ex re di Hollywood colpevole per il reato di aggressione sessuale, ma non hanno trovato l'accordo su questo caso

Cade l'accusa di stupro contro Harvey Weinstein. Ma rischia 25 anni
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Processo nullo. La giuria del processo contro Harvey Weinstein non è riuscita a mettersi d'accordo sullo stupro e il giudice ha dichiarato annullato il capo di accusa. Già condannato a Los Angeles a 16 anni di reclusione, l'ex re di Hollywood ieri è stato riconosciuto colpevole di aggressione sessuale. Nonostante l'annullamento di quest'accusa, il produttore cinematografico rischia una condanna fino a 25 anni di carcere.

Entrando nel dettaglio di quanto accaduto a New York, il capo dei giurati s'è rifiutato di tornare in Camera di consiglio, affermando di sentirsi minacciato da altri membri del pool. Riflettori accesi sul terzo capo di imputazione contro l'ex magnate, quello che aveva visto di nuovo nel ruolo di accusatrice l'aspirante attrice Jessica Mann. Ieri il giudice aveva mandato a casa la giuria a causa delle tensioni all'interno della camera di consiglio. Sulle altre due imputazioni, entrambe per aggressione sessuale, Weinstein è stato giudicato colpevole per l'accusa dell'ex assistente di Project Runway Miriam Haley e non colpevole per quella della modella polacca Kaja Sokola.

Prendere una decisione sul caso relativo alla Man è risultato più complicato. L'accusatrice ha raccontato in aula di aver portato avanti una relazione complicata con Weinstein, fatta di coercizione e paura, anche se in parte consensuale. Accusa, difesa e giuria si sono concentrati sulla natura ambigua del loro rapporto. In particolare, i giurati hanno chiesto più volte di riascoltare la sua testimonianza durante le deliberazioni.

Quello appena terminato è il secondo processo che coinvolge Weinstein a New York.

Il primo, risalente al 2020, si era concluso con una condanna a 23 anni annullata l'anno scorso in appello per vizio di forma: il giudice James Burke aveva chiamato a deporre donne le cui accuse non erano parte delle incriminazioni nei confronti di Weinstein.

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