Harvey Weinstein condannato per aggressione sessuale. Stallo sullo stupro

L'ex produttore cinematografico è stato invece assolto per il caso Kaja Sokola. Ancora nessun verdetto sulle accuse della ex assistente Jessica Mann: le discussioni proseguiranno domani

Harvey Weinstein condannato per aggressione sessuale. Stallo sullo stupro
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Una condanna, un'assoluzione, infine lo stallo. Nemico numero uno del movimento #MeToo, Harvey Weinstein è stato giudicato colpevole di un singolo capo d'imputazione per atto sessuale criminale nel caso riguardante l'assistente di produzione Miriam Haley, risalente al 2006. La giuria - composta da sette donne e cinque uomini - lo ha invece assolto dall'accusa di molestie commesse nello stesso anno ai danni della modella polacca Kaja Sokola, che all'epoca aveva 19 anni. Nessun verdetto, invece, sull'unica accusa di stupro, quella della ex assistente Jessica Mann, risalente al 2013: le discussioni proseguiranno domani.

Tutte e tre le donne avevano denunciato di aver incontrato l'ex produttore cinematografico quando erano giovani ed erano alla ricerca di opportunità di lavoro nel mondo dello spettacolo. Secondo quanto affermato dalle accusatrici, Weinstein le avrebbe costrette a rapporti sessuali durante i loro incontri privati avvenuti in hotel o nelle sue case. Di diverso avviso la difesa dell'ex re di Hollywood, che ha sempre parlato di rapporti consensuali.

La condanna odierna nei confronti di Weinstein si aggiunge a quella a 16 anni di carcere che il 73enne deve ancora scontare dopo essere stato condannato per reati sessuali a Los Angeles. Ricordiamo che lo scorso aprile una Corte d'appello ha annullato la precedente condanna di Weinstein per reati sessuali a New York: per le toghe l'ex produttore premio Oscar non aveva avuto un giusto processo nel 2020 per vizio di forma, in quanto un giudice aveva permesso la testimonianza di ragazze le cui accuse non erano parte delle incriminazioni. Weinstein è stato poi incriminato di nuovo per violenza sessuale nello Stato a settembre.

Clima particolarmente teso in camera di consiglio, quanto rivelato dalla stampa americana.

Secondo il resoconto fornito dal capo dei giurati al giudice Farber e agli avvocati, nel corso delle deliberazioni membri del pool avrebbero litigato animatamente e non sarebbero mancati i momenti roventi. Presente in aula, Weinstein ha invocato l'annullamento del processo: "È la mia vita in gioco, questo non è giusto". La richiesta è stata respinta dal giudice.

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