Altro che vecchi Noi over 60 finalmente liberi di lavorare

Altro che vecchi Noi over 60 finalmente liberi di lavorare

E allora? Qual è il problema? L'anagrafe? L'anno di nascita? Gli anni? Numeri, trattasi di cifre, aridi e avidi. Contano e servono, dipende dall'uso che ne devi fare.

La vecchiaia non è altro che una giovinezza matura, un vintage da collezionisti del piacere. Ti vengono le voglie di essere oltre che di esistere, il lavoro non è più un'oppressione né un'ossessione ma una necessità, contabile e psicologica. La terza età ti concede libertà prima negate anche se capisci che potrebbe trattarsi di un'ora d'aria. Un mio collega inglese mi ha detto che la nostra vita è divisa in tre settimane di vacanze: le prime due sono state belle, anzi bellissime. Per la terza si preannuncia nuvoloso. Basta proteggersi. E la protezione arriva dai soliti ombrelli, casa, famiglia e lavoro, la possibilità di continuare a esercitarlo, a scrivere, a parlare, a consigliare, a dirigere anche, perché il bianco, dopo l'argento, dei capelli, là dove essi si appalesino ancora, suggerisce un senso di rispetto e di attenzione a meno che a una faccia non corrisponda una testa.

L'articolo 1 della Costituzione ricorda che l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Ora sulla democrazia molti discutono, sul lavoro ci si divide tra occupati, disoccupati e preoccupati, ma la Costituzione medesima non pone limiti, cosa che avviene soltanto per i meccanismi della pensione (già elastici). Un Paese che procede grazie anche ai diversamente giovani (se scrivo vecchio, se scrivo anziano già stabiliscono una categoria davanti alla quale nessuno reagisce e per la quale nessuno difende se non per compassione) non commette reati se gli stessi contribuiscono ad aumentare il prodotto. Va da sé che i contratti non sono eterni, così come l'esistenza, anche la cosiddetta «fine pena mai» è diventata «fine pena vediamo, parliamone».

Dunque non mi sento privilegiato se non da me stesso, nemmeno raccomandato se non dalla salute (mmh). Ci vuole poco a passare dal colpo di fulmine al colpo della strega, capita, ma l'importante è resistere in palestra, mostrando la tartaruga non sul pettorale ma nel cervello, adeguarsi, migliorare, studiare, apprendere. Mi rendo conto che il mestiere di giornalista ha degli optional che altre discipline non hanno. Si può scrivere e pensare e parlare fino a quando l'intelletto lo consente. Ai primi accenni di balbuzie meglio fermarsi, più che rallentare.

E comunque posso portare testimonianze antiche e contemporanee di giovani già nati vecchi e di vecchi, non Vacchi per favore, che restano giovani, di certo non con il codino o i tatuaggi. Ma con il lavoro. Altre novità?

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