Pisa «Quando ti muore un paziente tra le mani non è mai facile. Non si reagisce mai bene. Subito dopo ti assale la tristezza per i suoi familiari. È capitato, purtroppo. Abbiamo fatto tutto quello che era nelle nostre possibilità. L' uomo è stato rianimato per un tempo lunghissimo, ma non siamo riusciti a fare nulla per lui»: sono le parole del tenente colonnello Crispino Ippolito, anestesista rianimatore dell' Aeronautica militare, cinquant' anni e in Forza armata da quando ne aveva 28, in questo momento nel team di medici e infermieri addetti al traporto in bio contenimento alla 46esima Brigata aerea di Pisa. Militari lontani da oltre un mese dalle loro famiglie, il cui impegno, però, è un tassello fondamentale di quel puzzle fatto di persone che combattono per sconfiggere il Covid-19.
«Non vedo la mia famiglia dal 6 marzo - prosegue Ippolito - e mi manca. Quando posso ci sentiamo. Ma io sono fortunato. Loro sono in Lombardia, perché io sono assegnato all' istituto di Medicina aerospaziale di Milano. E i miei bambini, ogni volta che atterro a Bergamo, si affacciano per vedere da lontano il loro papà che con i suoi colleghi lavora per salvare delle vite». Nel dramma dell' emergenza, però, un lato positivo si trova sempre. «Ho saputo ieri che il primo paziente che ho trasportato sul C-130 fino a Bari - tiene a dire il medico - è guarito dal coronavirus. Avevo bisogno di questa notizia. Perché noi medici abbiamo sempre paura di non avere abbastanza cura dei nostri pazienti. Li vediamo intubati, in coma farmacologico. Sapere che sta bene ripaga il sacrificio che facciamo, perché la possibilità di perdere un paziente è sempre dietro l' angolo, ma non ci si riesce mai ad abituare».
L' unità è stata rischierata sull' aeroporto di Pisa e da qui partono le barelle in bio contenimento. Due i team impiegati, per un totale di 15 persone (4 anestesisti e 10 infermieri più un elemento di collegamento con la sala operativa che serve per ottenere la documentazione sanitaria relativa al task operativo).
Elettra, 34 anni in Aeronautica dal 2005 e da 10 anni alla 46esima, invece, è pilota di C-130. «Ci addestriamo per operare al meglio in qualunque situazione - spiega -. Una pandemia così nessuno se la sarebbe aspettata, ma siamo preparati per dare il massimo delle nostre energie. I mezzi utilizzati dall' Aeronautica militare, nel caso di attivazione da parte del comando operazioni aeree di Poggio Renatico su richiesta della Protezione civile, sono i C-130 e i C-27 della 46esima, i KC-767 del 14esimo stormo di Pratica di mare e gli elicotteri HH-101 del 15esimo stormo di Cervia». A oggi le uscite fatte sono 36, per un totale di 138 ore di volo. I pazienti trasportati sono 22 di cui 11 in bio contenimento, le mascherine consegnate 9.957.130, i guanti 2 milioni 218mila, i ventilatori polmonari 24, le cuffie 490mila, ma c' è molto altro materiale.
«Lavoriamo più di prima - chiarisce Lorenzo, 47 anni e da 25 in Am, responsabile della sala operativa -, la mole di lavoro è aumentata, ma non cambiano la sicurezza e l' iter con cui vengono condotte le operazioni. I nostri equipaggi sono sempre pronti a partire, h 24».
Nell' hangar predisposto per l' emergenza c' è materiale di ogni tipo. Si attende solo la prossima chiamata.
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