Aquarius, chi sono i 24 indagati: "trafficavano rifiuti infettivi"

Indagate 24 persone, sequestrata la nave Aquarius e 460mila euro. Nella bufera Medici Senza Frontiere. L'accusa: gestione illecita di rifiuti

Aquarius, chi sono i 24 indagati: "trafficavano rifiuti infettivi"

Sono 24 le persone iscritte nel registro degli indagati dalla procura di Catania nell'ultimo fatto che coinvolge una Ong dei migranti. L'accusa di "smaltimento di rifiuti pericolosi" nei porti italiani, in particolare vestiti indossati dai migranti e infetti, riguarda diversi operatori di Medici Senza Frontiere e altri soggetti.

"Nello specifico - scrivono gli inquirenti - qualificavano, conferivano e smaltivano fraudolentemente, in modo indifferenziato, i rifiuti derivati dall'attività di salvataggio in mare (gli indumenti contaminati indossati dagli extracomunitari, gli scarti degli alimenti somministrati agli stessi, nonché, i rifiuti sanitari infettivi utilizzati a bordo per l'assistenza medica) eludendo i rigidi trattamenti imposti dalla loro natura infettiva (in ragione della quale gli stessi andavano classificati come pericolosi, sanitari e non, ad alto rischio infettivo)".

L'elenco è lungo. Ci sono Francesco Giannino, 50 anni, titolare dell'impresa individuale "Mediterranean Shipping Agency" (M.S.A.) con sede ad Augusta (SR), agente marittimo intermediario tra l'altro, dei rapporti commerciali tra l'Ong "Medici Senza Frontiere" - per l'operatività delle navi Vos Pridence e Aquarius - e le imprese incaricate del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti di bordo operanti in vari porti d'Italia. Poi Giovanni Ivan Romeo di 40 anni, rappresentante legale della "Romeo Shipping Agency S.r.l.", quale sub-agente della M.S.A. di Gianino, che ha curato, tramite la società cooperativa catanese "La Portuale II", il conferimento dei rifiuti delle navi Aquarius e Vos Prudence in occasione di ogni sbarco di migranti e scalo tecnico presso il porto di Catania.

Nel mirino della procura anche Medici Senza Frontiere. L'Ong più volte sulle cronache nazionali per le operazioni di salvataggio nel Mediterraneo è finita nella bufera perché considerata produttrice dei rifiuti divenuti poi oggetto del traffico illecito. In questo caso il riferimento sarebbe al Centro Operativo di Amsterdam (O.C.A.) per quanto concerne l'operatività della nave Aquarius, e al Centro Operativo di Bruxelles (O.C.B.) - Missione Italia, che ha gestito e finanziato le attività di soccorso prestate dalla nave Vos Prudence. I magistrati contestano infatti 44 operazioni di sbarco e smaltimenti di rifiuti in 11 diversi porti italiani: 37 di queste riguarderebbero la nave Aquarius mentre 7 la Vos Prudence.

Tra gli operatori di Msf, indagati per il delitto di "attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti" commesso a loro vantaggio, ci sono Michele Trainiti 43 anni, vice capo missione Italia di M.S.F. Belgio - O.C.B. (Operational Center Bruxelles) e responsabile della missione S.A.R. della Vos Prudence; Cristina Lomi di 40 anni, vice coordinatrice nazionale addetta all'approvvigionamento della Missione Italia di M.S.F. Belgio - O.C.B.; Marco Ottaviano 37 anni, Logbase e Liaison Officer M.S.F. - O.C.B..

Ci sono poi gli indagati per quanto riguarda le attività di Aquarius da gennaio 2017 a maggio 2018. E si tratta anche di cittadini stranieri. Ci sono Evgenii Talanin, russo di 56 anni, comandante della nave Aquarius, Oleksandr Yurchenko, ucraino 45 anni, primo Ufficiale di coperta; Aloys Vimard, francese 29 anni e Marcella Kraaij olandese di 0 anni, entrambi coordinatori del progetto S.A.R. Aquarius di M.S.F. Olanda - O.C.A. (Operational Center Amsterdam); Joachim Tih tedesco 46 anni, coordinatore logistico del progetto S.A.R. dell'Aquarius e della missione in Libia di M.S.F. Olanda - O.C.A.; Martinus Taminiau, olandese di 56 anni, delegato alla logistica a bordo dell'Aquarius; Nicholas Romaniuk, britannic 23 anni o coordinatore di progetto S.A.R. a bordo della nave Aquarius.

La procura ha ricostruito le fasi delle operazioni di smaltimento di rifiuti. Prima dell'arrivo in un porto italiano per lo sbarco autorizzato dalle autorità nostrane, dalla nave il comandante trasmetteva alle autorità marittime e all'agenzia marittima raccomandaria il modulo di notifica dei rifiuti. Qui indicava categoria e quantitativo dei rifiuti da smaltire. È in base a questa indicazione, e alla tipologia di rifiuti da smaltire, che il gestore dell'impianto portuale avrebbe poi organizzato le operazioni di raccolta. Alla fine delle operazioni, l'operatore ecologico consegnava al comandante dell'imbarcazione un "buono di servizio giornaliero" che vale a ricevuta dei rifiuti consegnati.

Il problema è che, secondo quanto accertato dai pm, tra il gennaio 2017 e maggio 2018 dalle navi Vos Prudence e Aquarius non è stata mai "dichiarata la presenza di rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo anche in presenza di numerosi e documentati casi di malattie registrate dai vari Uffici di Sanità Marittima siciliani e del Sud-Italia intervenuti al momento dell'arrivo dei migranti nei porti italiani durante i quali sono stati rilevati 5.088 casi sanitari a rischio infettivo (scabbia, meningite, tubercolosi, Aids e sifilide) su 21.326 migranti sbarcati".

La Guardia di Finanza, come emerge dagli atti, ha eseguito controlli a tappeto su diverse operazioni di sbarco o scali tecnici. E nel provvedimento la Procura riporta l'esempio di uno sbarco del 27 novembre 2017 a Catania, quando la Aquarius ha scaricato nel Belpaese 416 immigrati. Nel buono di servizio giornalieri dei rifiuti, secondo quanto emerge, pm e Fiamme Gialle non avrebbero rinvenuto "nessuna traccia di quelli solidi composti dagli scarti alimentari e di quelli costituiti dagli indumenti dei migranti a rischio contaminazione, nonchè di quelli sanitari veri e propri derivanti dall'attività medico-sanitaria prestata a bordo".

L'Ong intanto rigetta le accuse e parla di misura "sproporzionata e strumentale, tesa a criminalizzare per l'ennesima volta l'azione medico-umanitaria in mare". "Dopo due anni di indagini giudiziarie, ostacoli burocratici, infamanti e mai confermate accuse di collusione con i trafficanti di uomini - dice Krline Kleijer, responsabile delle emergenze per Msf - ora veniamo accusati di far parte di un'organizzazione criminale finalizzata al traffico di rifiuti". Secondo la Kleijer si tratta dell'"estremo, inquietante tentativo di fermare a qualunque costo la nostra attività di ricerca e soccorso in mare".

Msf rigetta le accuse perché "tutte le nostre operazioni in porto, compresa la gestione dei rifiuti, hanno sempre seguito procedure standard" e "le autorità competenti non hanno contestato queste procedure nè individuato alcun rischio per la salute pubblica da quando Msf ha avviato le attività in mare nel 2015".

Ora Msf promette battaglia. "Dopo la valutazione del decreto di sequestro e un'analisi interna, che dimostra come le accuse siano inaccurate e fuorvianti, Msf presenterà ricorso al Tribunale del riesame", ha anticipato la Kleijer. "Siamo pronti a chiarire i fatti e a rispondere delle procedure che abbiamo seguito, ma riaffermiamo con forza la legittimità e la legalità della nostra azione umanitaria", ha aggiunto Gabriele Eminente, direttore generale di Msf in Italia.

"L'unico crimine che vediamo oggi nel Mediterraneo è lo smantellamento totale del sistema di ricerca e soccorso, con persone che continuano a partire senza più navi umanitarie a salvare le loro vite, mentre chi sopravvive al mare viene riportato all'incubo della detenzione in Libia, senza alcuna considerazione del diritto internazionale marittimo e dei rifugiati."

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