Brescia, sparò e uccise il ladro albanese. Ora la sorella del malvivente gli chiede i danni

Difende la sua propietà sparando a un ladro. Viene assolto, ma ora la sorella del malvivente ucciso chiede i danni. Duecentomila euro di risarcimento per la morte del fratello ucciso durante un tentativo di furto

Brescia, sparò e uccise il ladro albanese. Ora la sorella del malvivente gli chiede i danni

Sono passati undici anni da quando Michelangelo Rizzi (al tempo 39enne) uccise, sparando con la pistola che custodiva in casa, Dritan Osmai, un ladro 24enne di origini albanesi che tentata di entrare nell'abitazione di Rizzi con il solo scopo di rubare. Ovviamente scattò l'accusa di omicidio volontario, risolta in terzo grado dopo un processo lungo anni. Ora però qualcosa riaffiora dal passato: la sorella del malvivente chiede i danni.

L'omicidio e il processo

Rizzi, la notte del 26 gennaio, sente dei rumori sospitti, prima vede un'ombra, poi capisce che sono due ladri intenti a forzare la finestra della sua casa, in cui abita con la moglie e un cane. Decide di scendere e prendere la pistola. Apre la porta, intima a quelle due figure di andarsene, poi spara un paio di colpi d'avvertimento, poi ne esplode altri. Colpisce e uccide Dritan Osmai, pregiudicato albanese con una fedina penale lughissima: urti, ricettazione, oltraggio a pubblico ufficiale. Con la specialità per i nomi falsi, tantoché viene idenitificato con il nome di Andi Saraci. Dopo un lungo processo, Rizzi viene assolto. Qualche settimana fa la sorella del malvivente si ripresenta nella vita di Rizzi. "La mia mia causa in terzo grado si è conclusa da anni - racconta l'uomo - ma lo scorso dicembre ci è stato notificata, dalla famiglia del morto, una richiesta di risarcimento di quasi 200mila euro".

Una richiesta assurda, e che mette in difficolta Rizzi. Infatti, la sua vita è cambiata dopo quel tentativo di furto finito male: "Avevo una ditta mia, una società fondata con mia moglie. Venne sacrificato tutto sul banco degli imputati. Già è dura lavorare senza problemi e spese legali, figuriamoci in quelle condizioni". E ancora: "Non muoio di fame – prosegue Rizzi – faccio il cuoco, do una mano a un amico.

In estate lavoro sul Garda e in inverno vado all'estero. Con mia moglie ci siamo separati, il colpo è stato troppo forte. Ma ci vogliamo bene. Nessuno è riuscito a farci del male, non saremo noi a farcene", come riportato da BresciaToday.

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