Ponte crollato a Genova

C'è la chimica dietro la fragilità delle nostre opere

C'è la chimica dietro la fragilità delle nostre opere

Con questo articolo non si vuole né accusare né difendere qualcuno ma solo e soltanto proporre lo studio della componente chimica, al fine di venire a capo della terribile disgrazia che ha colpito l'Italia con il crollo del ponte di Genova. La novità, a suo tempo, del ponte di Genova era nella forma snella della sua struttura. Per ottenere questa forma snella era necessario mettere insieme tutte le strutture necessarie per avere il ponte. Queste strutture erano fatte con acciaio (per i cavi) e con cemento armato per il resto. I cavi di acciaio circondati da una superficie di protezione furono incorporati nella struttura di cemento; questo incorporamento ha introdotto inevitabilmente un problema di «chimica» in quanto il materiale ferroso dei cavi pur se circondati da una superficie di protezione interagisce con il materiale del «cemento».

Sarebbe stato necessario quindi studiare la struttura chimica con estrema attenzione. E infatti negli anni 1953-1954 tre aerei Comet (i più potenti modelli di quegli anni) si sono disintegrati in volo (2 Maggio 1953, 10 Gennaio 1954 e 8 Aprile 1954) per effetti di chimica non di dinamica.

I tre Comet si sono disintegrati mentre volavano normalmente, senza che un qualsiasi effetto esterno a ciascun Comet potesse avere la possibilità di intervenire.

Il ponte di Genova si è disintegrato mentre era sottoposto alle solite vibrazioni prodotte dal transito degli autoveicoli, senza che un qualsiasi effetto esterno al ponte possa esserne stata la causa. Sarebbe stato necessario studiare gli effetti chimici prodotti dalle frequenze tipiche delle innumerevoli forme di vibrazioni generate dal traffico, essendo il traffico l'unico motivo per cui si fanno le autostrade sopra i ponti.

Fu lo studio delle vibrazioni prodotte dai reattori dei Comet ad avere aperto gli occhi sui motivi per cui i Comet si disintegravano in volo. Nei Comet la novità estetica era legata, secondo i progettisti, a una struttura che avrebbe dovuto essere più robusta: infatti i reattori erano stati incorporati nella struttura dei Comet. Accadde invece che le vibrazioni prodotte dai reattori si propagavano con estrema efficienza su tutta la struttura dell'aereo producendo fenomeni di rottura dei legami macromolecolari, quindi fenomeni di natura chimica. Furono queste fratture macromolecolari a rendere gli aerei «fragili» in modo tale da disintegrarsi in volo. Potrebbero essere le fratture macromolecolari a rendere «fragili» le strutture del ponte di Genova.

Dopo i collassi dei tre Comet tutti gli aerei hanno i reattori completamente fuori dalla struttura di ciascun aereo. Cosa che non si può fare con un'autostrada che deve ovviamente stare sopra il ponte.

Vorremmo ricordare un altro esempio in cui venne accusata la dinamica mentre era la chimica la responsabile: il buco dell'ozono, ben noto a tutto il mondo.

Molti pensavano che responsabile del buco doveva essere il fatto che la navicella spaziale in cui siamo, la nostra Terra, gira (come fosse una trottola) producendo vortici al Polo Nord. Com'è a tutti noto questo moto a trottola impiega 24 ore per fare un giro e genera il giorno e la notte. Secondo gli specialisti era questo movimento (quindi la dinamica) che causava gli effetti che generavano il buco dell'ozono.

Fummo noi nei Seminari sulle emergenze planetarie di Erice a proporre che bisognava studiare anche gli effetti «chimici». Vennero così realizzati in laboratorio gli esperimenti di chimica. E venne scoperto che bastava una sola molecola di Cfc (Cloro fluoro carburi) per distruggere centomila molecole di ozono.

Era la chimica non la dinamica a produrre il buco dell'ozono. E infatti l'uso dei Cloro fluoro carburi venne proibito da tutti i governi del mondo.

Studiare la chimica per capire le cause del crollo del ponte di Genova dovrebbe essere una azione di assoluta priorità.

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