Lunedì sera ha atteso il suo avvocato nella stazione dei carabinieri di Formia, dove era stato fermato. Era stata mamma Giuseppina a contattare d'urgenza il penalista Gennaro Razzino e, quando l'ha visto, Paolo Pietropaolo è scoppiato a piangere. Ancora intontito per il tentativo di suicidio in auto, che aveva provato ingerendo dosi maggiori di pillole antidepressive che era solito prendere, ha visto l'avvocato che lo aveva già difeso in passato. E gli ha chiesto subito: "Come sta, Carla? Che cosa ho fatto, che cosa ho fatto!".
Quando ha saputo che Carla, la donna che conosceva da quando avevano 13 anni, con cui ha vissuto la sua più importante e tormentata storia d'amore, rischiava di morire, non ha trattenuto un pianto a singhiozzi. Poi l'interrogatorio, tutto registrato in audio, alla presenza dei carabinieri di Pozzuoli e Formia con il pm di Cassino, Roberto Bulgarini. Paolo ha ammesso e ha ripetuto: "Una cazzata, ho fatto una cazzata. Non ci ho visto più". E ha parlato dell'altro uomo, della frequentazione di Carla con un loro amico comune: "Si vedono almeno dal 2009 e questo mi ha fatto stare ancora più male". Ma, dinanzi agli inquirenti, il risentimento non è stato mai espresso contro quell'uomo di Pozzuoli. Su Carla, invece, Paolo ha ripetuto più volte, in alternanzae con confusione: "La amo...la odio; la amo...la odio". Due ore e mezza di interrogatorio, più volte interrotto perchè Paolo alternava lucidità a vuoti di memoria. E ha raccontato: "Sì, ho tentato il suicidio quando ho capito che cazzata avevo fatto.
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