Un codice etico per regolare i rapporti tra studenti e professori

La proposta dei presidi dopo gli abusi al liceo Massimo di Roma. Contrari i sindacati: "Nessuno può dire come dev’essere il rapporto tra docenti e alunni"

Un codice etico per regolare i rapporti tra studenti e professori

Dopo gli ultimi casi di abusi nelle scuole, molti presidi hanno proposto di regolare i rapporti tra professori e alunni fuori dalla sfera scolastica. In particolare, si fa riferimento alla necessità di dare regole sull’uso delle chat e dei social nei rapporti tra studenti e insegnanti.

Sanzioni disciplinari

Secondo l’Aran, agenzia che rappresenta gli enti pubblici nella contrattazione collettiva, devono essere introdotti divieti veri e propri, con dure sanzioni disciplinari per chi non li rispetta. Se la proposta ha scatenato le proteste delle organizzazioni sindacali, molti presidi si sono invece dichiarati favorevoli.

Come riporta La Stampa, Mario Rusconi, presidente dell’Associazione nazionale presidi del Lazio, ha chiesto l’introduzione di "un codice deontologico che delinei i parametri organizzativi della governance" e "le direttrici etico-professionali" che si intende seguire nella scuola unite all’adozione di un "trasparente sistema di valutazione del contesto scolastico".

I ministri

La ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli aveva avvertito: "Chi viene giudicato colpevole, dopo il procedimento disciplinare, sarà comunque licenziato". Ma il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha espresso, a questo proposito, alcuni dubbi. Quello delle molestie, ha spiegato il ministro, "è un reato particolarmente infamante che se non fosse fondato segnerebbe una persona per tutta la vita".

I contrari

Contrario a un codice etico si dice Francesco Sinopoli della Flc-Cgil perché "si interviene dall’alto nel punto più delicato della didattica che lega ogni docente ai suoi studenti: il rapporto umano e professionale.

Nessuno può dire come dev’essere, quali limiti debba avere, con quale vocabolario e con quale sintassi si debba parlare. Esiste già un’etica, una deontologia, che derivano dalla prassi quotidiana dell’insegnamento. Poi, se emergono casi estremi, ci pensa il Codice penale".

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