"Non voglio apparire arrogante ma quello che ho vissuto è la messa in scena dell'assurdo": così Fabrizio Corona si è rivolto ai giudici del suo processo stamattina, appena prima che il tribunale si ritirasse in camera di consiglio per emettere la sentenza. Abito blu e cravatta, Corona ha parlato a lungo per cercare di convincere i giudici della sua estraneità ai reati che gli vengono contestati dopo il ritrovamento di una robusta somma in contanti nel controsoffitto della sua segretaria e in due cassette di sicurezza austriache. Per l'ex re dei paparazzi il pubblico ministero Alessandra Dolci ha chiesto la condanna a cinque anni di carcere.
Nel settembre scorso, in seguito a un rudimentale attentato contro la sua abitazione, Corona - che all'epoca aveva da poco ottenuto la sospensione per motivi di tossicodipendenza della pena che stava scontando per Vallettopoli e altri reati - era tornato nel mirino della procura milanese. Nella casa di Francesca Persi, sua collaboratrice, erano saltati fuori un milione e settecentomila euro, quasi tutti in banconote da 500; altri ottocentomila euro, in tagli più piccoli, erano poi stati sequestrati in due banche in Austria. A Corona la procura contesta il reato di intestazione fittizia di beni, per avere affidato i soldi alla Persi, e di sottrazione fraudolenta di beni al fisco.
"Molto rumore per nulla - ha detto Corona ai giudici - l'accus aha chiamato a testimoniare più di quaranta testimoni che hanno smentito totalmente quanto detto durante le indagini, il PM non ha portato nessun elemento e nessuna prova come se non ce ne fosse bisogno, bastava l'accusa è il mio nome, Corona. L'analisi delle mie società Fenice e Atena è stato l'analisi dei conti. La procura ha sostenuto di avermi sequestrato due milioni e seicentomila euro provenienti dalla mafia, ma il pentito non era Buscetta era Geraldine Daú. Non esiste un fumus persecutionis nei mie confronti? Ho subito più di cinquanta processi, mi hanno dato la sorveglianza personale, mi hanno dato sei anni per una bancarotta, cinque anni per una vendita di fotografie con la parte offesa che sosteneva di non avere mai subito una estorsione, più di tre mesi di carcere preventivo. Ogni volta che si parla di me è tutto sproporzionato. Metà della questura lavorava su di me. I carabinieri mi controllavano ogni volta in ogni provincia, cercando il minimo pretesto per mandarmi in carcere e avere il minuto di celebrità che tutti cercano con me. Avevo soldi nel controsoffitto, si è vero. Erano miei, li avevo guadagnati con la società Fenice. Forse è un reato, ma non è quello che mi contestano. I soldi in Austria li ho portati perché avevo paura del fisco. Il PM fa solo supposizioni".
"Se volevo fare sparire i soldi perché non li ho portati nei paradisi fiscali? Non li avrebbe trovati nessuno, e nel mio ambiente lo fanno tutti. Bastava aspettare la scadenza fiscale di Atena e vedere cosa facevo dei soldi in Austria, se li dichiaravo o li facevo sparire. Invece in due mesi di intercettazioni e pedinamenti hanno potuto scoprire solo quanto lavoravo. Ma loro non hanno accettato la mia uscita dal carcere perché sono un buffone, un pagliaccio e devo marcire in carcere".
"Ho affrontato tutto di petto combattendo senza mai mollare".
Corona inoltre ha letto una lettera indirizzata alla corte, citando Platone: "Io mi ero ritrovato, poi sono stato sfortunato anche se ero una brava persona. Vi ringrazio di avere sopportato le mie intemperanze. Vi chiedo oggi: datemi ciò che è giusto. Non si possono rischiare sette anni di vita per una interpretazione della legge. Contro di me non c e nessuna prova, come se mi avessero voluto disegnare un abito su misura. Il cumulo di pena supererebbe i ventuno anni di galera. Io sono stanco e ho paura, non per me ma per mio figlio. Ho questa piccola famiglia che mi aspetta. Dei soldi non mi interessa.
Voglio credere negli uomini della legge. Sono sempre stato un casinista ma non sono un criminale abituale".Adesso i giudici sono entrati in camera di consiglio per decidere la sentenza che dovrebbe venire emessa nel primo pomeriggio.
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