Sembra che ormai non ci siano più dubbi. I dati parlano chiaro. La mortalità da Covid-19 risulta più elevata "per gli ipertesi, i pazienti con aritmie cardiache, i diabetici e soggetti con patologie cardiovascolari".
E, più in generale, per gli anziani. A sottolinearlo è Antonio Rebuzzi, professore di Cardiologia all'Università cattolica di Roma e direttore della Terapia intensiva cardiologica del Policlinico Gemelli nella Capitale. "Il messaggio- specifica ad AdnKronos Salute- è semplice: bisogna stare a casa. Questi pazienti possono proteggersi stando a casa". Ad essere più a rischio, quindi, oltre agli anziani, sono le persone che soffrono già di ipertensione, diabete e aritmie cardiache. Sono loro, in particolare i soggetti che devono alzare il livello di allerta, di fronte alla minaccia di contrarre il nuovo coronavirus, che ha scatenato la pandemia che sta facendo paura al mondo intero.
A sottolineare il rischio corso dai pazienti con queste patologie era già stato l'American College of Cardiology che, come aveva riportato il Giornale, citando il Messaggero, aveva messo in guardia i pazienti cardiopatici o con patologie legate alla pressione alta. Secondo i dati dell'Istituto superiore di sanità (Iss), risalenti al 4 marzo, che analizzavano i morti italiani per coronavirus (105 allora), il 74,6% del campione era iperteso, il 33,8% soffriva di diabete mellito e il 70,4% aveva subito una cardopatia ischemica.
Oltre a porre l'accento sui pazienti più a rischio in caso di contagio da Covid-19, il professor Rebuzzi ha sottolineato un altro problema, legato all'epidemia che ha colpito, tra gli altri Paesi, anche l'Italia. "Abbiamo un problema importante, legato a Covid-19- ha annunicato- non riusciamo a operare, gli interventi di cardiochirurgia sono bloccati". Il problema è la mancanza di sangue, carente a causa della poca affluenza di donatori: "Non abbiamo sangue. I donatori non vengono per paura del coronavirus".
E ha lanciato un appello a tutti i cittadini romani: "Andate a donare il sangue", ha chiesto, assicurando che "lo si può fare in modo sicuro". "Altrimenti- fa notare il cardiologo- a risentirne saranno pazienti, anche gravi, che potrebbero essere salvati".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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