Coronavirus

Gli studiosi: "In Italia troppe interazioni giovani-anziani"

Il risultato delle ricerche di una epidemiologa e demografa dell'università di Oxford e di due docenti dell'università di Bonn: in Italia c'è un elevato numero di anziani, e spesso i figli di 30-49 anni vivono con i genitori. L'interazione fra diverse generazioni potrebbe essere la causa dei tanti contagi e delle morti

Gli studiosi: "In Italia troppe interazioni giovani-anziani"

Con l'emergenza Coronavirus ancora in atto e le strutture ospedaliere, in particolare quelle del nord Italia, ormai al collasso, il compito degli esperti non è soltanto quello di trovare al più presto cure efficaci per salvare la vita dei pazienti malati ma anche di analizzare il fenomeno e tentare di fornirne delle chiavi di lettura. In tanti, infatti, ci stiamo chiedendo per quale ragione in un solo mese è stato raggiunto un numero di decessi che supera quello della Cina. Si parla infatti di 4.032 morti contro i 3.245 registrati nel gigante asiatico.

Nel confronto fatto coi dati di altri paesi, anche europei, la mortalità del virus in Italia viene connessa da alcuni analisti alla longevità dei nostri anziani. A sostenere questa tesi, un recente studio inglese riportato oggi dal "Corriere della Sera", dove si leggono i risultati del lavoro di un team di epidemiologi britannico. Lo studio non è stato ancora revisionato, pertanto non può essere considerato ufficiale, ma, stando alle ricerche della epidemiologa e demografa Jennifer Beam Dowd dell'università di Oxford, una delle maggiori cause che potrebbero aver portato ad un così elevato numero di decessi per Coronavirus sarebbe da ricercare nelle frequenti interazioni fra anziani e giovani, nonni e nipoti.

"La longevità estesa ha avuto un ruolo nel cambiare la struttura della popolazione”, spiega la dottoressa nel suo articolo, pubblicato sulla rivista “Demographic Science” e riportato da “Wired”. Gli italiani fanno sempre meno figli e, allo stesso tempo, vivono di più. Ne consegue che la popolazione è composta da un elevato numero di anziani (il 23% dei cittadini avrebbe più di 65 anni, secondo lo studio). La struttura familiare italiana, inoltre, porta i più giovani a trascorrere molto tempo con i nonni.

“Secondo gli ultimi dati disponibili dell’Istituto nazionale di statistica italiano l’iterazione giovani-anziani in Italia riguarda oltre la metà della popolazione nelle regioni settentrionali”, prosegue lo studio. “Queste interazioni intergenerazionali, la co-residenza e i modelli di pendolarismo potrebbero aver accelerato l’epidemia in Italia. Le differenti età, insieme alla diagnosi precoce e alla gestione dell’emergenza, spiegano probabilmente anche il basso numero di vittime in Corea del Sud e Singapore rispetto all’Italia”.

Un ragionamento seguito anche da Christian Bayer e Moritz Kuhn, docenti di Economia presso l'università di Bonn. Le interazioni sociali, stando ai due professori, sarebbero alla base dell'elevato numero di contagi e della letalità della malattia in Italia, paese dove si registra una percentuale maggiore di persone fra i 30 ed i 49 anni che vivono ancora con i genitori. L'interazione figli-nonni-nipoti avrebbe portato ai numeri preoccupanti che abbiamo oggi.

Separare gli anziani dal resto della famiglia sarebbe dunque una soluzione, secondo la Down, anche se non facile da attuare. Basti solo pensare che con la chiusura delle scuole i bambini si trovano a casa, ed i nonni sono gli unici che possono occuparsi di loro, qualora i genitori continuino ad andare a lavoro in questo periodo di limitazioni. La dottoressa di Oxord afferma di voler considerare la situazione italiana come un esempio da usare nella lotta al Coronavirus.

Dato che ad essere più colpita è la popolazione anziana, "potremmo individuare aree con maggior numero di anziani e cercare di anticipare un po' dove l'onere della cure sarà maggiore”, ha spiegato.

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