Coronavirus

"Il futuro non (si) chiude". Confcommercio in campo contro la stretta

Grande iniziativa social di Confcommercio per la ripartenza in sicurezza delle attività economiche duramente colpite dalle restrizioni anti-contagio

"Il futuro non (si) chiude". Confcommercio in campo contro la stretta

Al via oggi "Il futuro non (si) chiude", la grande campagna nazionale indetta da Confcommercio al fine di mettere al centro del dibattito politico la necessità di far ripartire le attività, in tutta sicurezza, per evitare ulteriori e irreparabili danni al tessuto economico dell’Italia.

Due sono gli obiettivi dell’iniziativa. Innanzitutto si vuole richiamare l’attenzione sulla drammatica situazione che stanno vivendo gli imprenditori dei settori più colpiti dalle restrizioni per contenere la pandemia, tra cui turismo, ristorazione, comparto culturale e ricreativo, abbigliamento, trasporti, professioni. Si mira, inoltre, a lanciare un messaggio forte sulla necessità di ripartire consentendo alle imprese, la cui attività è ancora ferma o drasticamente ridotta, di poter riaprire, ovviamente laddove sia possibile farlo, in sicurezza in modo da evitarne la chiusura definitiva che provocherebbe la perdita di posti di lavoro. In altre parole, attraverso la campagna si vuole spingere il governo a mettere in campo piani che consentano di coniugare salute e lavoro.

L’iniziativa si svolgerà sui canali social di Confcommercio con l’hashtag #ConfcommercioCè e coinvolgerà tutto il sistema confederale attraverso le Associazioni territoriali e le Federazioni di categoria. Previste numerosi appuntamenti di vario genere sui territori con lo scopo di informare sui reali danni subiti dalle imprese del terziario e rafforzare le richieste di Confcommercio al governo per ristori che, oltre a coinvolgere ulteriori settori, possano essere più robusti e tempestivi. Perché ora è tempo di agire, e anche alla svelta, perché molti imprenditori sono in ginocchio. Sostenere chi produce significa aiutare l’Italia a superare questa pesante crisi.

I dati

I numeri sullo tsunami innescato dalla pandemia parlano chiaro. E sono estremamente negativi. Secondo le stime dell’Ufficio Studi di Confcommercio, nel 2020 sono andati persi 160 miliardi di euro di Pil e quasi 130 miliardi di consumi. Dal mercato, inoltre, sono sparite circa 300mila imprese del commercio non alimentare e dei servizi, di cui circa 240mila esclusivamente a causa della pandemia, e 200mila attività professionali.

Il settore della ristorazione ha subito un calo di fatturato pari a 38 miliardi, quello del turismo con una perdita di valore della produzione di 100 miliardi di cui oltre 13 miliardi di fatturato in meno solo nel comparto ricettivo. Non se la passano meglio il settore abbigliamento e calzature, che hanno registrato 20 miliardi di consumi in meno, e il comparto culturale e ricreativo dove, tra cinema e spettacoli dal vivo le perdite hanno superato un miliardo.

Il documento ed i suggerimenti

Il "cuore" di questa iniziativaè rappresentato da un documento, stilato con il prezioso contributo di Confcommercio, con proposte per la definizione di un possibile piano di riforme e investimenti che utilizzi al meglio il Pnrr.

I suggerimenti sono sintetizzabili nei seguenti punti:

- riforma fiscale: riordino del sistema fiscale in un’ottica di progressiva riduzione della pressione complessiva. Il tutto accompagnato da una azione di contrasto e recupero dell’evasione e dell’elusione ed da un’efficace web tax che ripristini parità di regole nel mercato.

- accesso al credito: prorogare la moratoria dei debiti bancari oltre il 30 giugno 2021, prevedendo scadenze ancora maggiori per i settori più colpiti, escludendo contestulamente un peggioramento del rating delle imprese.

- semplificazioni: agevolare l’attività delle imprese attraverso procedure più semplici e adempimenti meno onerosi.

- innovazione e digitalizzazione: realizzare un patto di sistema per rilanciare il Paese attraverso gli investimenti nel digitale. Nel documento si chiede anche di prevedere la decontribuzione per le assunzioni in R&S e la costruzione di una compiuta rete dell’innovazione tra istituzioni, territori e associazioni. Non meno importante è usare il digitale per migliorare il rapporto tra P.A. e imprese.

- turismo e cultura: mettere in campo un progetto per il rilancio dei due comparti con dotazioni adeguate al fine di favorire la digitalizzazione, la riqualificazione e le nuove competenze nella filiera turistica e una strategia moderna e integrata per sviluppare le potenzialità delle attività culturali.

- rivoluzione verde e transizione ecologica: nel documento si indica come sia necessario adottare incentivi e prevedere tempistiche certe che permettano alle imprese di adeguarsi senza penalizzazioni economiche e gestionali. Negli incentivi all’efficientamento energetico devono essere inclusi professionisti ed imprese.

- infrastrutture per una mobilità sostenibile: serve il pieno riconoscimento del valore dell’accessibilità territoriale per lo sviluppo del Paese. Occorre, inoltre, incentivare il rinnovo sostenibile dei mezzi di trasporto, come ad esempio navi e veicoli per il trasporto merci, per una maggiore competitività.

- città e terziario di mercato: progettare una rigenerazione urbana ed economica per rafforzare le reti urbane dei negozi, contrastare la desertificazione commerciale e creare un ambiente attrattivo per le imprese del terziario di mercato. Altro punto fondamentale è quello di salvaguardare il modello italiano di pluralismo distributivo di fronte alle sfide della multicanalità e del rapporto con territori e città.

- salute: cooperazione tra tutti gli attori del sistema salute per l’ammodernamento del nostro Sistema sanitario nazionale che tenga anche conto dell’invecchiamento della popolazione.

- lavoro autonomo professionale: permettere un approccio più equo ed inclusivo a questo segmento del mercato del lavoro fatto di digitalizzazione, innovazione e ammortizzatori sociali.

- giovani e donne: prevedere misure che sostengano maggiormente l’imprenditoria giovanile e femminile e mettere in campo altri interventi mirati per ridurre il gap generazionale e di genere.

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