Rubrica Cucù

Dichiarazione d'amore e Meridione

Caro Sud, dal primo giorno che non ti ho visto mi sono innamorato di te

Caro Sud, dal primo giorno che non ti ho visto mi sono innamorato di te. Quando vivevo presso di te eri un fatto naturale, come il cielo e la terra, e non ci badavo, mi passavi accanto e nemmeno ti guardavo. Non ti consideravo, ti maltrattavo a volte, sentendomi a mia volta maltrattato, sognavo di abbandonarti. Poi un giorno sono partito e già in quel distacco avvertii qualcosa come una perdita e una ferita. Che subito è mutata in nostalgia, il cordone ombelicale dell'anima. Così vennero gli esercizi d'amore. Ho ricordato i tuoi frutti, il tuo mare, la tua vita, i tuoi tempi senza tempo, i tuoi spazi pieni di luce, la tua umanità, il calore del tuo corpo. 

Certo, i tuoi difetti sono tanti, vistosi e terribili. Anche noi figli tuoi pensiamo a volte di avere una madre incurabile, dissanguata dei suoi più giovani abitanti, disabitata del suo fervore antico, piena di metastasi che si chiamano incuria, abbandono, malavita, malanimo. 

Eppure ogni volta che ti rivedo avverto un legame strano, che chiamare viscerale è dire poco, perché non riguarda solo le viscere. Un richiamo carnale e spirituale, comunitario e originario. Finora ho preferito l'adozione a distanza, l'amore epistolare, i libri su di te. Ma col passar del tempo cresce l'idea di tornare davvero al sud. Un'idea in cui si mescolano fascino e terrore. Tornare, un tempo era una resa, oggi è un atto di coraggio. Ora che a Sud per la prima volta i morti superano i nati e in tanti se ne vanno, serpeggia una strana nostalgia. Chissà, a Dio piacendo..

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