Coronavirus

Ecco tutte le falle della ripartenza

Ordini sbagliati, aziende ancora in alto mare, burocrazia assurda. I controlli sanitari sono inefficienti perché mancano gli strumenti per poterli fare

Ecco tutte le falle della ripartenza

La ripartenza in teoria, e in pratica, è avvenuta lo scorso 4 maggio. Certo, non tutti i negozi e le attività lavorative hanno riaperto i battenti, ma la gente ha ricominciato a uscire. Ma con quali reali sicurezze? Poche, anzi pochissime.

Come ricordato dal Corriere, uno dei presupposti affinché la fase 2 possa continuare è che l’R0, l’indice di contagio, non risalga improvvisamente. Per controllare il valore si devono monitorare quotidianamente i dati che giungono dalle varie regioni. Più facile a dirsi che a farsi. Perché, se l’obiettivo annunciato è “l’implementazione e il rafforzamento di un solido sistema di accertamento diagnostico, monitoraggio e sorveglianza della circolazione di Sars-CoV-2, attraverso i casi confermati e dei loro contatti al fine di intercettare tempestivamente eventuali focolai di trasmissione del virus e il progressivo impatto sui servizi sanitari”, qualcosa non torna. Per individuare le persone positive, asintomatiche e non, tracciarle, curarle ed evitare loro di contagiare altri, servono gli strumenti adatti, come tamponi, test sierologici, mascherine e guanti, questi ultimi introvabili. E qui già si pone il primo problema. Un conto sono i decreti sbandierati dal governo, un altro è la realtà dei fatti. Burocrazia, incompetenza e ritardi certo non aiutano la macchina a lavorare in modo veloce e corretto.

Per quanto riguarda le mascherine chirurgiche, il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri aveva annunciato che si sarebbero trovate in 50mila punti vendita a 0,50 più Iva. Invece sono reperibili solo da ieri, salvo qualche eccezione di farmacie comunali. Conte addirittura aveva parlato di 0,50 come prezzo finale, con Iva abbattuta, il che ha sollevato polemiche su polemiche e un bell’esposto da parte di Codacons che vuole il rimborso. In più sembra che le due società distributrici avessero comunicato ad Arcuri una cifra sbagliata: 9 milioni dei 12 dichiarati disponibili non sono stati certificati e mancherebbero dei requisiti necessari per essere considerati idonei. E le aziende non sono pronte alla produzione. E sì che abbiamo comprato 51 macchine per produrre le mascherine in Italia e non dover più dipendere dalla Cina. Peccato che nessuna delle 51 sia al momento operativa. La prima dovrebbe essere messa in funzione il 12 maggio e produrre un milione di mascherine al giorno. Aspettiamo però di vederle, non si sa mai. Secondo il programma, entro 31 agosto dovrebbero andare tutte. Perché tanto, come assicurano dalla task force, ne avremo bisogno per molto, molto tempo. Per la cronaca, l’accordo con i tabaccai per la distribuzione delle mascherine non è ancora stato firmato. Però è lì, pronto.

Tamponi e test sierologici

Altro punto che non torna è quello relativo ai tamponi, necessari per scovare i positivi ed evitare l’innalzamento dei contagi. C’è chi ha promesso 50mila test al giorno, chi di raddoppiare la quantità, chi addirittura ha parlato di 30mila tamponi quotidiani. In pratica invece il numero di test fatti è sempre uguale a prima. Mancano i reagenti necessari per effettuare l’esame. E così chi ha febbre o altri sintomi, si ritrova a stare interminabili minuti al telefono con medico di base e Asl per richiedere un tampone che non è disponibile. Chi segue la propria coscienza si chiude in casa, altri, disperati dall’inefficienza sanitaria, decidono comunque di circolare per la città, con il rischio di infettare più persone.

Il governo, davanti al malcontento degli italiani, ha assicurato che entro due mesi ne verranno distribuiti alle regioni altri 5 milioni, oltre ai 2,7 milioni già recapitati. In due mesi si fa in tempo a morire. La notizia della presidenza del Consiglio ha però sollevato qualche dubbio. Andrea Crisanti, direttore del laboratorio di Microbiologia e virologia a Padova, ha detto incredulo: “Altri 5 milioni? Sono sorpreso. Mi piacerebbe sapere se quei tamponi sono accompagnati da reagenti, ne dubito perché c’è una carenza pazzesca di reagenti. In Veneto abbiamo iniziato a farceli da soli il 20 gennaio, quando abbiamo avuto notizia dell’epidemia in Cina. Ci siamo attrezzati, abbiamo sviluppato un test praticamente identico a quello dello Spallanzani”.

Tamponi a parte, esistono anche i test sierologici. Ci sono? Non ci sono? Dipende dalla persona a cui lo si chiede. Infatti, se si contatta la ditta produttrice, la statunitense Abbott che ha vinto la gara per la fornitura gratuita di 150mila kit di test sierologici, dice di averli spediti. Mentre l’ufficio del commissario straordinario per l’emergenza coronavirus risponde che devono ancora arrivare. E che comunque manca in ogni caso l’ok del ministero della Salute per quanto riguarda la privacy, il quale ha reso noto che il garante non si è al momento espresso. E il tempo passa. Molte regioni hanno pensato di cavarsela da sole.

La App, chi era costei?

E che dire della App che avrebbe dovuto tracciare i contatti e allertare le persone che sono state vicino a positivi? Niente, perché a oggi non c’è e nessuno sa quando verrà attivata. La scelta da parte del governo c’è stata ed è ricaduta su Immuni, in mezzo a mille polemiche. Forse dal 15 maggio qualcosa si smuoverà, ma è ancora presto per una risposta certa. Intanto, più il tempo passa e sempre meno italiani pensano un giorno di scaricarla e utilizzarla. Sono già stufi prima di cominciare.

Per chi si deve muovere con i mezzi pubblici c’è qualche problema. Ancora non si è capito chi deve controllare che i passeggeri di bus, tram e metro non superino il 25% della capienza totale. I guidatori hanno ovviamente altro da fare, i controllori sono pochi e con la crisi non vengono certo assunti adesso, restano i volontari della Protezione civile. Ci si affida quindi al buonsenso degli utenti che, fortunatamente, al momento non sono molti. Chi può prende la macchina, la bicicletta, il motorino o il monopattino.

Ripartenza in salita quindi.

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