La truffa dello Stato: intasca 4,8 milioni sull’Iva delle mascherine

A conti fatti, nelle tasche del governo finiscono ogni giorno 4,8 milioni di euro. Il Codacons fa un esposto

La truffa dello Stato: intasca 4,8 milioni sull’Iva delle mascherine

Una truffa colossale ai danni dei cittadini arriva dallo Stato che si sta intascando quotidianamente l’importante cifra di 4,8 milioni di euro grazie all’Iva sulle mascherine. Non proprio bruscolini. A puntare l’attenzione su questa rapina in atto è stato oggi il Codacons, che ha realizzato una indagine sui guadagni dell’Erario derivanti dalla mancata eliminazione, promessa a gran voce lo scorso 26 aprile dal governo e mai mantenuta, dell'Iva sulle mascherine. Strano, visto che erano stati proprio il premier Conte, il ministro dell’Economia Gualtieri e il commissario Arcuri a dare l’annuncio dell’azzeramento dell’imposta sul valore aggiunto su un bene in questo momento fondamentale per la lotta contro il coronavirus.

La truffa sulle mascherine

I conti fatti dal Codacons portano alla conclusione che lo Stato, senza mezzi termini, stia lucrando “sull'emergenza Coronavirus incassando attraverso l'Erario circa 4,8 milioni di euro al giorno solo per l'Iva sulle mascherine versata dai cittadini (ogni giorno il 22% su 40 milioni di mascherine chirurgiche vendute a 0,61 euro e 1 milione di ffp3 a 2,5 euro)”. Questo calcolo è nato dall’ipotesi che il fabbisogno quotidiano nel nostro Paese sia pari a 40 milioni di mascherine chirurgiche e 1 milione di mascherine FFp3. Essendo vendute al pubblico a un prezzo si 0,61 euro le prime e 2,5 euro le seconde, l’Associazione afferma che "l'Erario incassa ogni giorno almeno 4,8 milioni di euro grazie all'Iva sulle mascherine, circa 57,6 milioni di euro complessivi dal 26 aprile (data in cui Conte ha annunciato l'azzeramento dell'Iva) ad oggi. Cifra che cresce esponenzialmente per ogni giorno di ritardo nel taglio dell'Iva".

E in effetti, per chi come me nei giorni scorsi si è recato in farmacia per comprare le mascherine, si è ritrovato come prezzo finale 0,61 centesimi di euro, e non i 50 che erano stati dichiarati dal governo anche in una campagna pubblicitaria in televisione. Alla domanda su come mai il prezzo fosse maggiorato, il farmacista ha spiegato che loro pagano l’Iva al 22% e devono poi recuperarla. Non fa una piega. Il problema sta a monte: non dovrebbe proprio esserci l’Iva. Carlo Rienzi, presidente di Codacons, ha rincarato la dose sostenendo che “il governo ha mentito agli italiani. Dal 26 aprile ad oggi, prima il Premier Conte e poi il Ministro Gualtieri hanno annunciato a più riprese il taglio dell'Iva sulle mascherine, di cui però ancora non si sa nulla. Perché non è stato inserito nell'ultimo decreto? Questo determina una sorta di 'urto di Stato, perché da un lato i cittadini sono obbligati per legge o per paura a comprare e indossare le mascherine, dall'altro lo Stato lucra su tale obbligo/necessità, guadagnando oltre 4,8 milioni di euro al giorno”.

La richiesta di rimborso e l'esposto

Da qui la richiesta da parte dell’Associazione allo Stato di restituire ai cittadini l’Iva intascata sulle mascherine, dal fatidico 26 aprile al giorno in cui verrà effettivamente tolta l’imposta sul valore aggiunto.

Come consigliato, il rimborso può avvenire sotto forma di bonus alle famiglie più bisognose o ancora, come prestiti a fondo perduto rivolti alle imprese in difficoltà a causa dell’epidemia. Oggi intanto, come reso noto da Rienzi, è stato fatto un esposto ai presidenti di Camera e Senato contro il governo per abuso della credulità popolare.

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