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Feste diverse in ogni casa. Così ritroveremo i valori comuni

Passeremo, dunque, un Natale diverso dal solito, forse diverso addirittura da regione a regione, da città a città

Feste diverse in ogni casa. Così ritroveremo i valori comuni

Passeremo, dunque, un Natale diverso dal solito, forse diverso addirittura da regione a regione, da città a città. Sarà per molti versi peggiore, meno parenti in festa, meno denaro e meno regali, meno allegria e il dolore in tutte le famiglie di qualche parente, amico, conoscente scomparso o malato. Eppure, proprio per tutto ciò, vanno celebrati il bello e il buono, che non possono essere soltanto l'attesa del vaccino. Perderemo il rituale ciglio umido sotto l'albero di genitori e nonni anziani, e magari anche tradizioni culinarie esagerate e malsane, epperò potremo trovare compensazioni forti e gentili. La più ovvia - e per questo di solito dimenticata - sarà ripensare il vero senso del Natale, credenti o no che siamo: il 25 dicembre si festeggia una nascita, che ogni anno è una rinascita, quella di un uomo tanto più grande se non era figlio di Dio. Se supponiamo che ogni miliardo di anni dal Big Bang (1 gennaio) equivalga a un mese, i dinosauri comparvero il 24 dicembre, i primi animali a sangue caldo il 26 e soltanto la mattina del 31 la scimmia ebbe un mutamento. A mezzanotte meno cinque comparve l'uomo di Neanderthal, e quindici secondi prima di mezzanotte nacque Gesù Cristo. Mezzanotte siamo noi, che abbiamo avuto un'evoluzione rapidissima, pensiamo ai dinosauri, vissuti per decine di milioni di anni rimanendo quasi sempre uguali. Gesù è una delle vette di questa evoluzione. I Sapiens obbediscono istintivamente alla cultura della loro epoca e del loro luogo, e in genere chi non lo fa viene punito. Soltanto in casi rarissimi qualcuno riesce a prevalere sulla propria cultura, e la predicazione del Cristo sarebbe passata inosservata, come quella di tanti altri predicatori e aspiranti rivoluzionari di ogni tempo, se il suo messaggio non avesse colto una necessità ormai matura nel Sapiens: l'aspirazione a qualche forma di uguaglianza e a una vita pacifica. Le sue parole oggi ci appaiono quasi normali, ovvie, ma cambiavano ogni prospettiva: non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te, fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te. Erano concetti già noti ai mondi lontani di Budda e di Confucio, però nuovi in un Occidente che li avrebbe portati ovunque. E anche se poi quei concetti, distorti da un potere temporale e dall'organizzazione del sacro, hanno subito innumerevoli deviazioni e corruzioni, rimane il grande fatto che non possiamo non dirci cristiani. Allora, il prossimo 25 dicembre non sarà forse il più triste della nostra vita se non ci limiteremo a bearci con le palle dell'albero e a giocare con la statuetta del neonato da mettere nella culla fra il bue e l'asino, ad arrostire capitoni e tagliare panettoni, a scartare regali e a fare finta di essere buoni. In questo momento di sciagura si faccia, pur nella festa, una piccola riflessione vera sul dolore altrui, di qualsiasi tipo, e di come possiamo alleviarlo.

E allora sì, che avremo davvero un Natale diverso.

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