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Mottarone, la confessione choc: "L'ho fatto altre volte..."

L’avvocato di Gabriele Tadini, direttore d'esercizio della funivia del Mottarone, ha chiesto per il suo assistito gli arresti domiciliari

Mottarone, la confessione choc: "L'ho fatto altre volte..."

Gabriele Tadini, direttore d'esercizio della funivia del Mottarone, ha risposto alle domande dei magistrati. Lo ha confermato parlando con i cronisti l'avvocato Marcello Perillo, legale dell’indagato per la tragedia consumatasi la scorsa domenica che è costata la vita a 14 persone. L’interrogatorio davanti al Gip di Verbania, Donatella Banci Buonamici, ed alla procuratrice, Olimpia Bossi, è durato oltre tre ore. Tadini è il l'uomo che già martedì notte ha ammesso di avete utilizzato i cosiddetti "forchettoni", circostanza che, come ha riferito il suo legale, ha confermato anche l'interrogatorio di oggi.

L’avvocato, uscendo dal carcere di Verbania al termine dell'interrogatorio, ha anche annunciato di aver chiesto i domiciliari per il suo assistito perché "hanno l'adeguatezza per contenere eventuali rischi. Ho chiesto solo i domiciliari, non la libertà. Ho contestato le esigenze cautelari della procura". Ma i pm nei giorni scorsi avevano parlato di pericolo di fuga e inquinamento delle prove.

Le parole di Tadini

"Non sono un delinquente. Non avrei mai fatto salire persone se avessi pensato che la fune si spezzasse", ha affermato lo stesso Tadini secondo quanto riferito dal suo difensore. "Sono quattro giorni che non mangia e non dorme", ha aggiunto il legale che ha anche raccontato che il suo assistito ha anche detto al gip che porterà il peso di questa tragedia per tutta la vita, "sono morti degli innocenti". Secondo l’avvocato Perillo, il caposervizio davanti al gip ha ammesso di aver inserito più volte il "forchettone" nel freno della funivia del Mottarone. "Ha ammesso di averlo fatto" per il "problema legato a questa macchina", ha spiegato il legale, insistendo sul fatto che il suo assistito nega una correlazione con la rottura della fune trainante.

Perillo ha inoltre spiegato che il reato di falso contestato al caposervizio della funivia non può esserci perché"il falso è per un pubblico ufficiale e non per tutti gli altri e lui non lo è". "I bloccafreno non erano fissi su questa cabina tutti i giorni- ha aggiunto- ma solo quando c'era questa manifestazione", cioè un rumore sospetto. "Il problema di queste pompe di pressione era che il freno poteva far fermare la funivia a metà corsa, con un obbligo di intervento con il cestello. Questo era il motivo per cui lui faceva funzionare comunque la funivia con il bloccafreni", ha affermato ancora Perillo.

Gli altri indagati

Oltre a Tadini in carcere ci sono il titolare della Ferrovie del Mottarone, Luigi Nerini, e il direttore d’esercizio, Enrico Perocchio. Secondo i magistrati i fermati "non hanno avuto un atteggiamento resipiscente presentandosi nell'immediatezza dei fatti all'autorità giudiziaria per assumere le proprie responsabilità".

"Tale considerazione- si legge ancora nella richiesta della procura di Verbania con cui si conferma la misura cautelare in carcere- assume maggiore gravità e rilievo per Luigi Nerini ed Enrico Perocchio che, accorrendo sul posto il giorno dei tragici accadimenti, hanno potuto vedere i corpi delle vittime straziati, giacenti a terra sbalzate fuori dalla cabina numero 3 o incastrati dentro la stessa".

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