I soldi per il sisma nella banca a pezzi

Le collette da quindici e anche da trenta milioni sono state stipate nei forzieri della banca che porta il nome più sputtanato d’Italia, il Monte Paschi di Siena

I soldi per il sisma nella banca a pezzi

I cittadini che hanno inviato via sms due euro per i terremotati non sono stati informati, al momento della tragedia, del nome della banca scelta come salvadanaio per la raccolta. Bisogna andare a frugare sul sito della Protezione civile per scoprire che le collette da quindici e anche da trenta milioni sono state stipate nei forzieri della banca che porta il nome più sputtanato d’Italia, il Monte Paschi di Siena, già possedimento coloniale della vecchia e nuova ditta pre e post-comunista, crollata in un capitombolo che ha richiesto allo Stato e ai cittadini ben più di qualche sms solidale.

Non dubitiamo che, dopo le note e meno note vicende, Mps si sia trasformato in una casa di vetro, ma il nome e la memoria storica non avrebbero dovuto consigliare alla Protezione civile e al circo degli sponsor della bontà prêt-à-porter un forziere meno opaco? E perché poi non versare le somme sui conti correnti dei comuni che sono stati esclusi dalla Vpe, vendemmia popolare elettronica?

I milioni stipati in Mps ora languono in attesa che la nostra agile burocrazia metta in moto gli appalti per la ricostruzione delle scuole che toccherebbe sempre e soltanto allo Stato rimettere in piedi, mentre chi ha versato con

emozione qualche euro volevano sicuramente far ricevere ai terremotati un conforto immediato al riparo da ogni possibile ruberia. Specialmente da quelle sempre nell’aria in una antica casa di appuntamenti, sia pure bancari.

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