Cronache

Obbligata a indossare il burqa. Un magistrato archivia, ma il caso si riapre

Dopo la decisione del sostituto procuratore Bettini di procedere con l'archiviazione, il caso viene riaperto: il marito-padrone sta minacciando la famiglia della vittima in Marocco

Obbligata a indossare il burqa. Un magistrato archivia, ma il caso si riapre

Si torna a parlare del caso ridenominato inchiesta sul velo per il quale il sostituto procuratore di Perugia Franco Bettini aveva chiesto l'archiviazione. La procura, infatti, ha fatto marcia indietro, specie in seguito alle ultime dichiarazioni della vittima, la 33enne marocchina Salsabila Mouhib, che ha raccontato come il marito-padrone, tornato in Marocco, avrebbe cominciato a perseguitare anche la sua famiglia. Ottenuta giustizia nel proprio Paese d'origine, la donna chiede ora lo stesso all'Italia.

I soprusi continuano

Dopo l'inziale richiesta di chiudere il caso per assenza di reati evidenti, nella giornata di ieri la procura ha deciso di riprendere con le indagini. Salsabila, infatti, ha raccontato di essere ancora perseguita dal marito Abdelilah El Ghoufairi. Tornato in Marocco da una decina di giorni, l'uomo starebbe minacciando la famiglia della 33enne, come denunciato alle autorità locali. Non solo. La donna, che ha i figli in patria, non ha ancora i propri documenti, indispensabili per lavorare.

Il Marocco, dove è stato riconosciuto il divorzio dal marito, ha già dato ragione alla vittima, riconoscendole anche un risarcimento di tremila dirham. In Italia ancora nulla. "Non ho mai potuto avere rapporti con l'esterno di alcun genere e venivo picchiata e ripetutamente minacciata e insultata", ha raccontato Salsabila a Libero, che sta seguendo il caso.

Le indagini, dunque, riprenderanno, e nei prossimi giorni la donna sarà ascoltata. Decisiva la presa di posizione del procuratore capo, Raffaele Cantone.

La richiesta di archiviazione

Reati gravissimi quelli denunciati fin dall'inizio dalla vittima, segregata in casa senza alcun mezzo di sussistenza e documenti ed obbligata ad indossare costantemente il burqa dal marito Abdelilah El Ghoufairi. I due vivevano col fratello di lui in un'abitazione in provincia di Perugia, ed il caso aveva fatto scalpore per la decisione del sostituto procuratore Franco Bettini di archiviare il tutto.

Trovando la forza di denunciare e di chiudere quella relazione che da anni la stava "lentamente facendo morire ogni giorno", Salsabila si era dovuta scontrare con la sconvolgente risoluzione della procura. Franco Bettini aveva chiesto al gip l'archiviazione, in quanto "la condotta di costringerla a tenere il velo integrale rientra, pur non condivisibile in un’ottica occidentale, nel quadro culturale dei soggetti interessati. Il rapporto di coppia è stato influenzato da forti influenze religiose-culturali alla quale la donna non sembra avere la forza o la volontà di ribellarsi".

"Le evidenze emerse a seguito delle attività d’indagine non consentono di ritenere configurabile o sostenibile in termini probatori il reato rubricato", aveva continuato Bettini. "Dalle dichiarazioni rese, la donna non sarebbe mai stata minacciata di morte, né avrebbe subìto aggressioni fisiche tali da costringerla alle cure sanitarie".

Le polemiche

La decisione del sostituto procuratore di Perugia Franco Bettini aveva fatto non poco discutere. La senatrice grillina Cinzia Leone, vice presidente della Commissione femminicidio, era stata molto dura nel suo intervento in Senato. "Desta sgomento la scelta della Procura di Perugia di chiedere l’archiviazione per il fascicolo che riguarda un uomo accusato di violenze e soprusi nei confronti della moglie", aveva dichiarato, come riportato da Askanews.

E ancora: "L’ argomentazione addotta dalla procura perugina fa leva su un presunto fondamento culturale, scelta che già suscita molte perplessità, ma cozza in modo stridente con i principi fondamentali della nostra Costituzione soprattutto con l’articolo 3. Che messaggio stiamo dando alla comunità marocchina residente in Italia, composta da quasi mezzo milione di persone, dei quali quasi la metà divenuti cittadini italiani?".

Adesso la procura tornerà ad indagare.

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