L'Oms lancia l'allarme Aids: "Farmaci preventivi ai gay"

"Per i gay rischio di contagio 19 volte più alto". E l'Oms dà le linee guida: "Pillole antiretrovirali in via preventiva"

L'Oms lancia l'allarme Aids: "Farmaci preventivi ai gay"

Gli omosessuali hanno un rischio di contrarre l’Hiv diciannove volte più alto del resto della popolazione. Ed è proprio in questo gruppo che i contagi stanno "esplodendo". A lanciare l'allarme è l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che, nelle linee guida presentate oggi, ha consigliato ai gay di "assumere i farmaci antiretrovirali come forma di prevenzione" al contagio.

"Constatiamo una esplosione dell’epidemia in questo gruppo a rischio - ha affermato Gottfried Hirnschall, che dirige il dipartimento Hiv dell’Oms - soprattutto per un abbassamento della guardia dal punto di vista della prevenzione". Lo scorso maggio le autorità sanitarie statunitensi avevano consigliato i farmaci a tutti i gruppi a rischio, sulla base di studi che indicano che una pillola al giorno unita al preservativo abbassa il rischio del 25%. "Se gli omosessuali seguissero questa profilassi - sottolinea il comunicato dell’Oms - si potrebbero evitare un milione di nuovi contagi in dieci anni". Una raccomandazione che vale anche per l’Italia. "In Italia il numero di nuovi casi fortunatamente è più basso rispetto ad altri paesi - spiega Stefano Vella, direttore del Dipartimento del Farmaco dell’Istituto Superiore di Sanità - ma per vedere esempi dell’esplosione delle nuove infezioni non dobbiamo andare lontano". Nel Marais a Parigi, ad esempio, l’incidenza dell’Hiv è del 7%, superiore a quella del Botswana. Per questo la raccomandazione vale per tutto il mondo, Italia compresa.

Sull’efficacia del metodo, l'Istituto Superiore di Sanità non ha dubbi. "Il principio è lo stesso della profilassi antimalarica per chi va in Africa, anche se ci sono dei problemi da risolvere - sottolinea Vella - intanto c’è l’aderenza alla terapia, che i test hanno dimostrato essere difficile da ottenere, poi c’è il problema dell’accesso. Queste terapie non si trovano certo in farmacia, ed è difficile dire chi dovrebbe pagarli. In Italia, almeno per ora, non certo il servizio ssanitario nazionale, forse sarebbe più giusto che chi li usa li pagasse di tasca propria". L’uso della profilassi anti Hiv non sostituirebbe, comunque, gli altri metodi. "L’aderenza alla terapia è già difficile da ottenere in chi è malato - sottolinea Vella - in questo caso rischieremmo di avere persone che magari si sentono sicure, e si espongono al contagio, senza invece essere immuni.

Per questo bisogna continuare a spingere anche sugli altri metodi, a cominciare dal preservativo. Ora nuove sperimentazioni stanno cercando di stabilire se anche prendendo la compressa più sporadicamente, in pratica ’demand’, la protezione rimane, questo faciliterebbe le cose".

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