A Londra l'Isis a Roma l'Atac. Una barzelletta Capitale

I romani, campioni d'ironia da sempre, hanno finito pure la voglia di fare gli spiritosi

A Londra l'Isis a Roma l'Atac. Una barzelletta Capitale

È ora di finirla con le ironie sulla Roma grillina. Solo la cattiveria della Rete, certamente guidata da un complotto della Trilateral, può continuare a irridere il crescente splendore dell'Urbe, sostenendo ad esempio che a splendere sono soprattutto le fiamme dei bus che bruciano nelle strade come fiammiferi all'urlo di «Atac Akbar!». E tutto per coprire i continui successi della giunta Raggi: l'inaugurazione dei nuovi vespasiani, l'apertura di una nuova fermata della metro con un ritardo contenuto in soli nove mesi (che si sono sommati agli undici anni precedenti), i progetti visionari per una funivia che eviterebbe finalmente alla capitale di farsi trovare impreparata di fronte alla prima neve. E poi è stato finalmente riattivato il servizio di raccolta di rifiuti ingombranti, sgominando l'altro complotto denunciato senza paura da Virginia Raggi: quello di chi riempiva di vecchi frigoriferi le strade della città. E pensare che il nuovo servizio (non è uno scherzo) ha una peculiarità unica in Italia: una conoscente ha prenotato il ritiro di un vecchio materasso e con sua sorpresa, dopo averlo a fatica trascinato in strada, ha dovuto riportarlo dentro perché non è stato ritirato. Non sapeva, beata ignoranza, che il nuovo servizio non ritira rifiuti «se non sono in buono stato e quindi riciclabili». Capito quant'è avanti la città? Sono capaci tutti a gettare nei rifiuti roba vecchia e inutilizzabile. A Roma vogliamo solo ed esclusivamente rifiuti nuovi di zecca.

L'Italia ignara ci ride su. La storia del bus in Rete ha scatenato lo sberleffo: «A Londra l'Isis, a Roma l'Atac», «la Raggi aveva promesso 600 bus nuovi fiammanti», «basta prendere il bus con i vestiti giusti: la tuta ignifuga». Per non parlare di quelli che parafrasano versi altrui: «E adesso bruciati, come sai fare tu», «se fossi foco arderei lo bus». O film come Apocalypse Now che diventa «Atacalypse». Quanto odio. E pensare che Roma con i grillini è diventata una delle metropoli più sicure d'Europa. Basta seguire qualche piccolo accorgimento: non salire sull'autobus (nel caso raro in cui ne passi uno) senza un estintore in tasca, evitare la fauna che adora i cassonetti, topi e maiali, non cadere proditoriamente nelle enormi voragini stradali, non insistere a volere guidare a velocità esagerate tipo 70 all'ora sulle tangenziali, restare in casa quando piove o nevica, smetterla di passare sotto gli alberi che cadono come stelle ad agosto. A Roma infatti ci sono migliaia di alberi pericolanti e, scorrendo le cronache faziose, quelle poche decine di feriti dovuti ai crolli vengono spacciati per emergenza. Ma per fortuna si sta correndo ai ripari. Faranno tutti la fine di Spelacchio, rasi al suolo e trasformati in ecologiche casette di legno dove la mamme potranno allattare i figli allevandoli nel rispetto dei valori che contano davvero: l'omeopatia, la fede nella Rete e nella piattaforma Rousseau, la lettura dei grandi classici di Casaleggio, erroneamente ritenuti fantasie utopiste, prima che Virginia Raggi svelasse con la sua opera quotidiana che si tratta invece della realistica descrizione del programma di governo a Cinque stelle. Ultimo accorgimento utile per i romani, ma anche per i turisti in visita nella capitale: dotarsi della guida Touring dei bar dove vanno a prendere il caffè i membri del clan Casamonica.

Per evitarli accuratamente, onde astenersi dal turbare l'equilibrio della fauna locale. Direte che tutto questo non fa ridere. Ed è proprio così: i romani, campioni d'ironia dai tempi di Nerone, hanno finito pure la voglia di fare gli spiritosi. Anche perché ora è il resto d'Italia che ride di loro.

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