Lucca, poliziotto aggredito brutalmente da un detenuto per vendetta

Il rumeno, non nuovo ad episodi di violenza, ha aggredito l’agente, colpevole secondo lui di aver promosso un provvedimento disciplinare ai suoi danni: gomitata in viso e rottura del setto nasale

Lucca, poliziotto aggredito brutalmente da un detenuto per vendetta

Nuovo episodio di aggressione ai danni di un agente di polizia penitenziaria all’interno del carcere San Giorgio di Lucca.

A denunciare l’avvenimento è il sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe) per bocca di Donato Capece, segretario generale.

Nella mattinata di ieri, intorno alle 11:00, un detenuto di nazionalità rumena, non nuovo ad episodi del genere, ha aggredito una guardia sferrando una potente gomitata in pieno volto. Ad aggravare ulteriormente l’episodio il fatto che si sia trattato di una vera e propria ritorsione ai danni del poliziotto, responsabile, secondo il detenuto, di un provvedimento disciplinare emesso a suo carico.

Il rumeno, dietro le sbarre per dei reati di furto e ricettazione, sarebbe scattato improvvisamente contro l’agente colpendolo col gomito in pieno volto e poi accanendosi contro di lui. Pronto l’intervento di alcuni colleghi, che hanno impedito così che le situazione potesse degenerare ulteriormente, non senza faticare nel contenere la furia del detenuto.

Il ferito è stato trasportato al pronto soccorso dell’ospedale San Luca di Lucca: la diagnosi è quella di trauma facciale con rottura del setto nasale, guaribile in 15 giorni.

“La ricostruzione dell'evento, se fosse confermata, sarebbe di una gravità incredibile, in quanto il vile gesto rappresenta una vendetta nei confronti di un rappresentante dello Stato.” Queste le parole del segretario Capece, riportate sul portale “LuccaInDiretta”. “Il carcere di Lucca sta attraversando uno dei periodi più bui della sua storia.

Il personale di polizia penitenziaria è ridotto al minimo e soprattutto sfiduciato per i continui episodi di violenza gratuita registrati negli ultimi mesi. Senza parlare della struttura inadeguata per applicare quanto previsto dall'ordinamento penitenziario”.

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