Cinesi, rumeni, albanesi. E pure libici, georgiani e maghrebini. In Italia operano decine e decine di gruppi criminali composti esclusivamente da stranieri. Si riuniscono tra connazionali ma, spesso, non disdegnano di concludere affari o stringere alleanze transnazionali. Le mafie straniere fanno paura, sono diversissime tra loro e cominciano a essere sempre più agguerrite.
La malavita cinese è la più intraprendente. Le triadi, così come vengono chiamati i gruppi asiatici di potere malavitoso, hanno saputo farsi “imprenditrici” e gestiscono il lucrosissimo traffico della falsificazione, su tutti quello dell’abbigliamento. Ma non è il solo perché – stando a quanto rivelano gli investigatori della Dia – nel secondo semestre del 2015 le attività dei cinesi hanno confermato l’apertura di nuovi (e redditizi) business. Tra questi, il traffico di medicinali falsi e prodotti chimici contraffatti. Merce pericolosissima per la salute dei consumatori. Gli asiatici, secondo la Dia, sono fortissimi in Toscana e nell’area dell’hinterland napoletano. Ma è a Milano, il grande laboratorio del crimine d’Italia, che si registra un’insolita evoluzione tra i giovani cinesi che iniziano a riunirsi in bande dedite allo spaccio di droga e alla gestione della prostituzione, che avviene con la “rigorosa” maschera dei centri massaggio.
I delinquenti di origine nordafricana non sembrano avere la vocazione al “comando”. Agiscono, sul territorio nazionale, per lo più come manovalanza. Al Nord sono specializzati nello spaccio di droga e alcuni gruppuscoli hanno anche assunto una certa importanza al punto da intessere anche trame di rivalità con altre bande di africani. Agiscono spesso su mandato di gruppi camorristici e mafiosi oppure della criminalità albanese. Diversa la posizione dei libici, specializzati nello scafismo che hanno rapporti solidissimi con i nigeriani che dell’immigrazione clandestina (e del suo sfruttamento) hanno fatto il loro business principale.
La mafia albanese ha consolidato, nel tempo, le sue attività e ha iniziato un processo che sta portando la criminalità dell’Est Europeo a una sorta di raffinazione della gestione dei proventi economici derivanti dallo sfruttamento della prostituzione e, soprattutto, dall’import-export di droga verso l’Italia. Stesso processo che sta iniziando a interessare anche la criminalità rumena che però - pur avendo inserito tra i suoi affari, accanto ai furti d’auto e alla prostituzione, la contraffazione delle carte di credito - continua ad affidarsi agli specialisti “cinesi” per il trasferimento del denaro all’estero. Come è accaduto a Palermo dove la Polizia Postale ha scoperto un’organizzazione composta da venticinque persone (tra cui cinesi, rumeni e italiani ritenuti vicini ai clan egemoni dell’area) che era riuscita a estendere il business delle carte di credito clonate in Lombardia, Russia e Ucraina.
Non sono per nulla “tecnologici” i georgiani: riuniti in gruppi
d’assalto, hanno messo su delle bande che percorrono tutta l’Europa (Spagna, Portogallo, Svizzera, Italia e Francia) per rapinare le banche prendendole d’assalto direttamente con le armi da guerra che si portano in “dotazione”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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