Ieri una giovane donna si era recata alla caserma dei carabinieri a Catania in lacrime: "Hanno rapito mia figlia, erano in tre incappucciati". Scattano le ricerche, vengono mobilitati i volontari e le forze dell'ordine, si condivide incessantemente la foto della piccola anche sui social. Stamattina invece la svolta."So dove si trova", avrebbe detto la mamma di Elena. La bimba a luglio avrebbe compiuto 5 anni.
Dopo la confessione partono a folle velocità le volanti in pensiero per la vita della piccola. Arrivati sul posto la tragica scoperta: il corpicino inerme adagiato tra la paglia dorata che caratterizza i campi delle zone di Tremestieri Etneo. La tragedia colpisce tutti i presenti. Arriva il padre della piccola vittima, scoppia in un pianto disperato. "È mia nipote, non mi toccate, fatemi passare, voglio il suo corpo è mia...". Urla così, drammaticamente scosso, Giovanni del Pozzo, il nonno paterno arrivato con la moglie sul posto del ritrovamento del cadavere della nipote. "Non capiamo come sia stata possibile una cosa del genere, il rapimento era impensabile, chi poteva immaginare quanto avvenuto? - e aggiunge - "Sembra tutto molto strano. La madre era un tipo molto chiuso. Adesso chi è stato a compiere un gesto del genere deve pagare così come altre persone, eventualmente, l'avessero aiutata".
La donna aveva dichiarato di aver portato ieri la piccola all'asilo quando degli uomini l'avevano bloccata portando via la piccola. Le dinamiche del suo racconto, però, erano sembrate subito molto strane e confuse agli inquirenti che hanno cercato di spingere sui dettagli. Alla mamma di Elena ha ceduto e ha confessato l'orribile omicidio.
"Avevamo creduto alla storia degli uomini incappucciati: non avevamo ragione di non credere. Elena era una bimba meravigliosa". Queste sono state le parole di Rosaria Testa, nonna paterna della bambina, per commentare l'accaduto. "Un giorno la mamma le stava dando botte e gliela abbiamo dovuta togliere dalle mani.
- racconta la donna distrutta dal dolore - Quella mattina l'ho accompagnata a scuola e le ho detto 'nessuno ti vuole bene più di me'. Lei mi ha guardata e mi ha fatto capire che aveva capito quello che avevo detto. La madre aveva un atteggiamento autoritario e aristocratico. Decideva lei quando portarci la bambina".
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