Era finito a processo con l'accusa di "tentati atti sessuali con minori", per aver mandato messaggi amorosi a una sua allieva 13enne, essersi appostato sotto casa sua e averla abbracciata in biblioteca. Ora però la Cassazione ha confermato l'assoluzione, "perché il fatto non sussiste", pronunciata nei confronti del prof dalla Corte d'appello dell'Aquila nel 2017.
Il verdetto dei giudici di secondo grado era stato impugnato dai genitori dell'adolescente perché, secondo loro, "era certo il tentativo di atti sessuali con la minore" e "le profferte amorose erano chiare e finalizzate al contatto fisico".
La Cassazione ha però rigettato il ricorso dei genitori della minorenne dando ragione ai giudici d'appello secondo i quali "la condotta complessivamente tenuta dall'imputato nel periodo dal dicembre 2014 al 15 gennaio 2015 non aveva evidenziato, in modo inequivoco, l'intenzione dell'appagamento degli istinti sessuali nè la lesione del corretto sviluppo della sfera sessuale".
"Le premesse e l'evoluzione del rapporto tra i due - si legge nella sentenza - non necessariamente portavano a ritenere che sarebbe seguito un appagamento sessuale dell'imputato".
La condotta dell'uomo era stata criticata dai giudici di secondo grado e definita "incongrua, infantile, connotata da un assoluto analfabetismo culturale, in quanto indirizzata verso un'allieva di 13 anni con cui aveva negligentemente instaurato una relazione privilegiata del tutto inappropriata al contesto, senza tener conto delle inevitabili complicazioni psicologiche che avrebbero potuto derivarle".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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