Il musical fatto in Italia ha conquistato New York

Niente sponsor, solo una rete di amici e tanta passione: è il sogno americano di Tabata Caldironi. Che ha stupito Broadway e ora porterà in scena Platinette

Si chiama Tabata. Che così, a prima vista, potrebbe ricordare il personaggio di Vita da Strega , famosa sit-com americana degli anni '60. Ma la Nostra di magico ha solo il muoversi nell'arte della danza. Milanese, venticinque anni, Tabata Caldironi è una di quelle ragazze con tante idee, tutte molto chiare.

È noto a tutto l'universo: fare cultura in Italia, cultura seria, è praticamente impossibile. Questo è il paese delle Pompei che vanno a pezzi. Dei musei chiusi la domenica. Delle poche, pochissime, mostre d'arte. Dei fondi che mancano per far sopravvivere le grandi orchestre, perduti nei buchi neri di chissà quale apparato statale. La lista sarebbe lunghissima, ma in generale tutti quanti sappiamo quanto l'Italia sia capace di far scappare il turismo culturale al contrario di altri Stati. Importiamo cultura, noi che dovremmo essere i primi esportatori del settore. Ebbene, nel 2012 Tabata insieme ad Antonio Fini, trentenne calabrese trapiantato a New York, ha un'idea. Semplice e meravigliosa. Portare la cultura italiana negli Stati Uniti. Con pochi sponsor, zero battage pubblicitario, totale assenza di fondi statali. Attraverso una rete di conoscenze personali, nulla più. Detta così sembra una follia. Una scommessa perduta in partenza.

Al contrario, nel marzo del 2013, va in scena il primo Italian Dance Festival. A New York. Il centro del mondo. E, alla faccia dell'organizzazione casalinga, vengono coinvolti personaggi del calibro di Alessandra Ferri - prima ballerina del Royal Ballet inglese, dell'American Ballet Theatre, etoile del balletto dell'Opera di Parigi e molto molto altro ancora - di Louis Eugene Faccuito - il padre della danza jazz, maestro di personaggi del calibro di Liza Minelli e John Travolta, giusto per fare due nomi a caso - o ancora di Elena Albano - ambasciatrice di danza americana in Italia, seguace della grandissima Marta Graham.

La stampa d'oltreoceano impazzisce. Recensioni entusiastiche sui maggiori quotidiani. Un successone, al di là di ogni più rosea aspettativa. «Non immaginavamo neanche lontanamente una accoglienza del genere - confessa sorridendo Tabata - e, sinceramente, nemmeno un coinvolgimento così massiccio dei media americani. Che sono, soprattutto a New York, molto più attenti a tutto quello che è cultura. Proprio questo enorme interesse, questa positività da cui siamo stati circondati - prosegue la giovane milanese - ci ha caricati per una seconda edizione, il 24 ottobre prossimo. Con una nuova sfida, portare il Musical nella terra del Musical».

Già, perché il 24 ottobre, al Julia Richman Theater - da quel palcoscenico venne scelto Gene Anthony Ray, famoso in tutto il mondo come Leroy, per il ruolo di protagonista in Fame (Saranno Famosi) - andrà in scena un estratto, in anteprima mondiale, de La Signora in Blu , di Romy Padovano per la regia di Umberto Noto.

«La scelta di quel teatro non è casuale - confida Tabata. L'intento dell'Italian Dance Festival, a parte celebrare artisti noti, è quello di far conoscere al pubblico newyorchese nuovi talenti. Che forse, un giorno, “saranno famosi” a loro volta». Leggendo la locandina dello spettacolo scopriamo il nome del protagonista: Platinette, al secolo Maurizio «Mauro» Coruzzi. Ed è proprio la Plati nazionale a raccontarci se stessa ed il suo rapporto col teatro. «Non è una novità per me recitare in teatro, anche se forse molti lo ignorano - attacca Platinette -. Già nel periodo universitario, a Bologna, frequentavo il mondo del teatro cosiddetto off. Quindi posso tranquillamente affermare che la mia militanza nel settore è più che decennale. Però - prosegue - non sento di avere una particolare predisposizione per questo specifico ruolo, quello di attore teatrale intendo. E poi - sorride - un musical...sarà un dramma muovermi e danzare».

Tabata la pensa diversamente: «L'abbiamo scelta perché Platinette è un valore aggiunto. Sa “domare” il rapporto diretto col pubblico e si esprime con mimiche da vero istrione del palcoscenico. Che Platinette non sia neofita del palcoscenico, periodo off a parte, lo dimostrano le numerose stagioni teatrali. «In passato ho avuto la fortuna ed il piacere di recitare con attrici di alto livello. Da Benedetta Mazzini a Fanny Cadeo a Erika Blanc. Mancavo da New York dal 1991 - continua - quando fui chiamato nell'organizzazione del concerto di Ramazzotti al Radio City Music Hall, il primo italiano su quel palcoscenico così prestigioso. E fu un successone». Conclude Tabata: «Aver scelto Platinette sarà un successo. Non solo per il pubblico della Grande Mela, ma perché da New York tornerà una Plati caricata a mille per la tournée italiana.

Che inizierà da Varese, il 7 di novembre».

Insomma, l'epilogo di successo di una storia di due ragazzi che avevano un sogno. E questo sogno lo hanno realizzato, diventando esportatori di cultura italiana nel centro del mondo. Che volere di più?

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