Una nuova tecnica per dire addio all'ernia del disco

A metterla a punto l'I.R.C.C.S Neuromed di Pozzilli (Isernia). Il prof. Paolini: «Invasività ridotta al minimo, efficacia immediata»

Si tratta di un problema raro, è vero, ma per chi soffre di ernia del disco dorsale (il 2% dei casi di ernia al disco) la soluzione non è semplice. Causa frequente di mal di schiena, è una patologia che colpisce i dischi intervertebrali, posti tra una vertebra e l'altra. Quando una parte del disco fuoriesce dalla sua sede, può determinare una compressione delle radici nervose o, a volte, del midollo spinale contenuto all'interno del canale.

Nei casi più gravi, il coinvolgimento del midollo nel suo tratto dorsale può compromettere i movimenti degli arti inferiori, al punto da rendere necessario l'intervento chirurgico per rimuovere la compressione. E uropean Spine Journal ha pubblicato in anteprima la tecnica innovativa nata nel Dipartimento di Neurochirurgia dell'I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli (Isernia) e messa a punto dal Professor Sergio Paolini, per affrontare e risolvere un tipo di ernia dorsale che, fino a oggi, richiedeva interventi invasivi e molto complessi.

«Le ernie dorsali sono un problema spinoso, più serio dalle ernie cervicali o lombari. L'intervento chirurgico in questi casi - spiega Paolini, professore associato di Neurochirurgia nell'Università La Sapienza e Neurochirurgo dell'I.R.C.C.S. Neuromed - deve tener conto della particolare sensibilità del midollo spinale nel tratto toracico». Per limitare le manovre sul midollo spinale e il rischio di paralisi degli arti inferiori, le ernie più delicate vengono normalmente operate attraverso il torace: «Sulle ernie calcifiche e in posizione centrale, l'indicazione alla toracotomia è indiscussa. Ma significa aprire il torace e spostare organi interni per raggiungere la colonna. Un intervento pesante, che richiede più specialisti e comporta rischi non trascurabili soprattutto per i pazienti sovrappeso, i cardiopatici, gli anzian».

La metodica sviluppata al Neuromed già applicata con successo su tre pazienti, prevede una prima parte dell'intervento simile a quella di una normale ernia del disco. Successivamente, grazie a un endoscopio che consente di simulare il metodo di lavoro transtoracico, si visualizza l'ernia col principio del periscopio e si asporta in sicurezza, evitando manipolazioni sul midollo. «L'impatto sul paziente - spiega il neurochirurgo - diventa minimo, simile a quello di una normale ernia lombare. Il paziente può alzarsi il giorno successivo ed essere dimesso dopo pochi giorni.

I risultati sono stati convincenti, al punto da spingerci a impiegare l'endoscopio anche per patologie tumorali come i neurinomi o i meningiomi».

La tecnica sviluppata nel Neuromed riguarda solo una piccola percentuale di pazienti affetti da ernia del disco, ma per essi potrà costituire un passo in avanti.

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