"L'ho uccisa io". Sono state necessarie ore di interrogatorio prima che Andrea Pavarini confessasse di aver ammazzato Francesca Fantoni, la 39enne trovata morta lunedì mattina nel parco dei Bersaglieri, a Bedizzole, in provincia di Brescia.
È rimasto in silenzio per tre lunghi giorni negando di aver commesso il reato nonostante fosse l'unico sospettato del macabro delitto. "Non sono stato io, non c'entro nulla", aveva ribattuto con forza alle domande inquisitorie degli investigatori dopo il fermo nel carcere di Brescia. Ma poi, nella mattinata di mercoledì 29 gennaio, è crollato. Poche parole, pronunciate a testa bassa, alla presenza del giudice incaricato delle indagini preliminari: "Sì, l'ho ammazzata".
I fatti risalgono alla sera di sabato 25 gennaio. Francesca si trovava in compagnia di amici al bar Le Terrazze di Bedizzole. Andrea Pavarini, 28 anni, le si avvicina per salutarla con una pacca sulla spalla. Le telecamere di sorveglianza del locale riprendono la scena. Sono le 20.30, i due si allontanano insieme ma poi, si perdono le tracce di entrambi. Due ore dopo, alle 22.30, il 28enne riappare in prossimità di un altro bar, è da solo stavolta. Indossa una felpa bianca con cappuccio visibilmente chiazzata di rosso purpureo sul davanti. La 39enne, invece, sembra svanita nel nulla fino alla mattina di lunedì quando il suo corpo martoriato viene ritrovato all'interno del parco pubblico dei Bersaglieri. È riversa senza vita in un'aiuola e sul corpo porta i segni di un'aggressione. Qualcuno l'ha massacrata di botte salvo poi strangolarla. "A mani nude", sostengono gli investigatori.
I sospetti dei carabinieri del Comando Provinciale ricadono su Andrea Pavarini. Alcuni testimoni riferiscono di aver visto i due amici litigare animatamente, proprio in prossimità del parco di Bedizzole. Vengono visionati i filmati che hanno ripreso gli spostamenti del sospettato per l'intera serata: c'è un buco di due ore, il tempo in cui Francesca potrebbe essere stata barbaramente ammazzata. Ma sono quelle macchie dal color amaranto sulla felpa del 28enne a segnare una svolta nelle indagini. I militari recuperano la maglia dalla casa del presunto omicida, quella in cui vive con la compagna di 33 anni e la figlioletta di 2, per verificare i fatti. Gli esami effettuati dalla Scientifica fugano ogni dubbio: si tratta di tracce ematica ed il Dna da esse estratto risulta compatibile con quello della vittima. Pavarini viene fermato e condotto presso il carcere di Brescia con l'ipotesi di omicidio.
Questa mattina, l'uomo, assistito dal suo avvocato, ha confesso di aver commesso i fatti.Resta ancora da chiarire il movente del delitto. Saranno gli esiti degli esami autoptici eseguiti sulla salma di Francesca a dettagliare ulteriormente la vicenda.
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