La campagna-verità contro la vivisezione

L'ex ministro: "Offrire maggiore tutela agli animali. Il popolo italiano non vuole altri lager come Green Hill"

MIchela Vittoria Brambilla e Susanna Penco
MIchela Vittoria Brambilla e Susanna Penco

Una nuova "campagna- verità" basta su storie vere, per dire basta alla vivisezione degli animali. La Federazione Italiana Associazioni Diritti degli Animali e dell'Ambiente lancia un ultimo disperato appello ai senatori, affinché con il loro voto tutelino gli animali. Il parlamento, infatti, sta per per decidere se approvare o meno l'art.14 della legge comunitaria 2011 che recepisce con restrizioni la direttiva europea 2010/63 sulla sperimentazione animale. Un tema che, contrariamente a quanto si possa pensare, fa molto discutere.

Sul tema scottante è intervenuta anche Susanna Penco, ricercatrice all'Università di Genova e affetta da sclerosi multipla, convinta dell'inutilità dei trattamenti sugli animali: "Sono ben consapevole, in quanto ricercatrice, di come il modello sperimentale sugli animali sia inutile e pericoloso per trovare una cura alla mia malattia. I risultati non sono trasferibili da una specie all'altra. Oggi esistono metodi alternativi e sicuri come la sperimentazione in vitro"- ha spiegato la dottoressa Penco- "Credo che la scienza debba sempre essere guidata da una coscienza etica".

La campagna, rivolta soprattutto al legislatore, vuole dimostrare la disumanità di trattamento riservata agli animali e impedire che sia ancora possibile aprire stabilimenti come quello di Montichiari (Green Hill), famoso per il caso dei Beagle usati come cavie da laboratorio. Alla manifestazione hanno preso parte tutte le organizzazioni animaliste e numerose famiglie che hanno adottato i cuccioli liberati dal canile.

"È finito il tempo della strumentale campagna di disinformazione sulla sperimentazione animale, che da anni si impone nel nostro paese e che è volta a salvaguardare i notevoli interessi economici di certe multinazionali e delle loro lobby. Mi appello nuovamente ai senatori della XIV commissione, perché votino l'art.14 come licenziato dalla Camera. Non si tratta – purtroppo - di abolire la vivisezione, ma di offrire maggiore tutela agli animali e di fare la volontà del popolo italiano che non vuol veder spuntare, sul proprio territorio, altri allevamenti-lager come Green Hill".

"Dal punto di vista etico – spiega la ricercatrice Susanna Penco - perché non ritengo giustificabile, neppure in nome di un presunto progresso, infliggere sofferenze ad altri esseri senzienti, umani e non umani, per i quali provo egualmente compassione. Dal punto di vista scientifico, considero la sperimentazione sugli animali inutile e dannosa. E' inutile perché studiare una cura su una specie diversa da quella a cui la cura è destinata non ha alcun senso. È dannosa perché distrae dei soldi, spendendoli in modo inopportuno, e perché spesso i farmaci testati sugli animali poi creano dei problemi all'uomo. I risultati non sono "trasferibili" da una specie all'altra, mentre esistono ormai metodi alternativi molto più sicuri, come la sperimentazione in vitro di cui mi occupo da decenni". Perciò la dott.ssa Penco si è offerta come "cavia" per identificare il "Major Histocompatibility Complex, il "codice" dal quale dipende la sclerosi multipla, malattia esclusivamente umana, ed ha donato i propri organi –ovviamente, il più tardi possibile – all'Associazione italiana sclerosi multipla.

Altro particolare interessante: la sperimentazione in vivo è e resta fortemente impopolare. Emerge chiaramente dal Rapporto Italia 2012 dell’Eurispes: l’opinione pubblica italiana è in grandissima maggioranza ostile a questa pratica. L’86,3% degli italiani è contrario alla sperimentazione in vivo, perché il rispetto per gli animali è “di gran lunga superiore ai vantaggi e agli eventuali benefici che l’uomo potrebbe trarre dallo sperimentare su altri esseri viventi”.

Lo dice il rapporto speciale Eurobarometro 225 “Valori sociali, scienza e tecnologia” (2005), secondo il quale l’87% degli italiani si dichiara d’accordo con l’affermazione “Abbiamo il dovere di proteggere i diritti degli animali quale che ne sia il costo”. Un risultato superiore alla media europea, peraltro altissima (82 per cento)".

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