Poteva andare peggio. Seguendo ormai da anni Papa Francesco in qualità di cattolico e Jorge Mario Bergoglio in qualità di osservatore, non mi sarei sorpreso che il Santo Padre nel giorno dei morti visitasse, fra i tanti cimiteri esistenti a Roma e dintorni, il cimitero acattolico, il pittoresco cimiterino vicino alla Piramide Cestia dove si trovano le tombe dei poeti protestanti Keats e Shelley. In nome dell’ecumenismo, mica per altro. E invece la visita sarà al cimitero di Prima Porta che è il più grande d’Italia contando 140 ettari di estensione e 3 milioni di tombe (in grande maggioranza cattoliche, spero e suppongo). Prima Porta si trova «allo sprofondo», come si dice a Roma, ossia fuori dal raccordo anulare in una landa piuttosto desolata. Nei secoli dei secoli.
Nel Cinquecento, nel suo «Viaggio in Italia», Montaigne ne scrisse come di una «contrada nuda e ineguale, poco fertile e disabitata ». La contrada oggi è abitata anzi abitatissima, siccome Roma è una metastasi che estende i suoi tentacoli in ogni direzione, ma la desolazione permane, a giudicare dalle lamentele dei residenti che approfittando della visita papale segnalano buche e pozzanghere, rischio di crolli e di alluvioni. Poco a che vedere coi Parioli, nonostante l’analoga ubicazione a nord del centro storico. Eppure nel supercimitero superperiferico non ci sono sepolte solo persone comuni, non mancano infatti presidenti del Consiglio (Amintore Fanfani), marchesi comunisti (Enrico Berlinguer), giganti della canzone (Renato Carosone, Domenico Modugno), divi del piccolo e del grande schermo (Gino Cervi, Francesca Bertini, Rossano Brazzi, Corrado, Giuliano Gemma, Virna Lisi, Silvana Pampanini...). Tutti personaggi che, pensandoci per tempo, un avello meno fuori mano se lo sarebbero potuto procurare.
Ma Papa Francesco, essendo argentino, è probabile che molti di questi vip dell’Italia che fu non li abbia mai nemmeno sentiti nominare e che abbia scelto Prima Porta per la sua immagine di cimitero democratico, espressione di quelle «periferie esistenziali» da lui sovente citate. Il Verano in effetti è molto più monumentale, è un museo a cielo aperto con tombe sontuose realizzate da grandi architetti e scultori. Il Papa l’ha visitato negli anni scorsi e lo avrà percepito come cimitero aristocratico, se non di destra vista la presenza di Almirante, Claretta Petacci, Marcello Piacentini. Ma la morte è una livella, come disse Totò, e tutti i defunti dovrebbero essere ugualmente commemorati, perfino i molto fuorimoda amanti del lusso e della forma (che fra l’altro con le loro tombe hanno dato lavoro a molti artisti, artigiani, marmisti).
Sarebbe bello che il Santo Padre dichiarasse la sua intenzione di visitare tutti i cimiteri romani a turno, uno all’anno, e di mandare un cardinale laddove non può essere presente. Ma anche se questo non accadesse non ne sarei troppo turbato: poteva andare peggio (ormai dico così a ogni esternazione papale).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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